Narcolessia
La narcolessia con cataplessia è un disturbo del sonno caratterizzato da eccessiva sonnolenza durante il giorno, associata ad attacchi di sonno incontrollabile e a cataplessia (ovvero improvvisa e temporanea perdita del tono muscolare, senza perdita di coscienza, causata da forti emozioni come risata, sforzo fisico, rabbia e attività sessuale).
La prevalenza è stimata tra 1/3.300 e 1/5.000. I due picchi di massima frequenza della diagnosi sono intorno ai 15 anni e ai 35 anni. Secondo alcuni autori la comparsa è prevalentemente in età pediatrica e il secondo picco è riferibile al ritardo diagnostico. Il ritardo nella diagnosi della narcolessia può superare anche i 10 anni. Il mancato riconoscimento dei sintomi principali della narcolessia o la loro errata identificazione è la principale causa dei ritardi e degli errori diagnostici.
Altri segni clinici non specifici comprendono le allucinazioni ipnagogiche, la paralisi durante il sonno, l’insonnia, le allucinazioni ipnopompiche e l’aumento di peso.
Cura
Non esistono specifiche cure per la narcolessia ma una terapia non farmacologica rappresentata da norme comportamentali e nutrizionali.
- La strategia più efficace è costituita da sonni brevi della durata di massimo un’ora, ma anche di pochi minuti, per 6-7 volte al giorno. Questo consente di restare svegli per alcune ore.
- Negli adulti si può assumere la caffeina come eccitante. Il suo effetto stimolante avviene con circa 3-4 tazzine di caffè al giorno, pari a 400-600 mg di caffeina, e dopo 15-30 minuti la loro assunzione. L’effetto dura poche ore.
- Un elemento da tenere sotto controllo è lo zucchero e in generale i cibi ricchi di carboidrati perché tendono ad aumentare la sonnolenza diurna.
- Sono da evitare gli alcolici.
- Potrebbero essere utili integratori a base di piante, come per esempio la cayenna, il ginseng o il guaranà dall’azione stimolante.
- La terapia farmacologica, invece, si riconduce al medico specialista.
- Dormire bene per funzionare meglioLa privazione del sonno a lungo termine è associata alle sindromi metaboliche e la somministrazione di Bifidobacterium ridurrebbe la glicemia.