Aterosclerosi
L’aterosclerosi è una forma di sclerosi delle arterie nella quale si verifica la presenza di accumuli di colesterolo (placche giallastre dette ateromi) nella parete arteriosa, con perdita di elasticità e indurimento.
L’aterosclerosi è oggi la forma di arteriosclerosi più diffusa nei Paesi occidentali, a causa dell’associazione con l’ipercolesterolemia e della stretta correlazione con obesità, diabete mellito e altre malattie legate ai disordini metabolici dei grassi del sangue.
Dai sintomi alla diagnosi di aterosclerosi
L’aterosclerosi di per sé, non è una malattia singola, ma è un’alterazione generalizzata delle pareti arteriose che perdono la loro funzione a causa dell’accumulo di diverse sostanze nelle pareti arteriose e tra queste in massima parte è presente il colesterolo.
Le persone con disordini del metabolismo dei lipidi (ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia o altre dislipidemie) sono maggiormente esposte al rischio di aterosclerosi e delle sue complicanze.
L’aterosclerosi può rimanere a lungo silente fino a che non vi è una completa ostruzione dell’arteria interessata, data dall’ingrandimento della placca.
Quando compaiono, i sintomi dell’aterosclerosi sono legati al fatto che ogni organo vascolarizzato dall’arteria colpita, quando questa arriverà al massimo del restringimento o dell’ostruzione, risulterà poco (ipossia) o affatto ossigenato (ischemia) e manifesterà così segni diversi di sofferenza.
Alcuni esempi:
- Ictus: l’aterosclerosi si manifesta con perdita della memoria e confusione mentale quando colpisce alcune zone del circuito vascolare cerebrale (ictus).
- Infarto cardiaco: quando l’aterosclerosi colpisce una delle coronarie.
- Ipertensione arteriosa: quando sono colpite diverse arterie e le placche si trovano in punti diversi del grande o del piccolo circolo, si rialza la pressione sanguigna in tutto il circolo; l’ipertensione può essere causa e conseguenza della formazione delle placche.
La diagnosi di aterosclerosi si effettua in laboratorio, monitorando i livelli dei grassi nel sangue e del colesterolo in particolare.
Gli esami angiografici dei vari distretti vengono spesso in aiuto alle analisi di laboratorio, sebbene in genere si eseguano quando il risultato degli esami di laboratorio è già orientativo. Gli esami angiografici sono utili per verificare se esistono ispessimenti della parete arteriosa e di quale entità questi possano essere.
Nella maggior parte dei casi la diagnosi di aterosclerosi si fa in seguito a un evento acuto, come un infarto cardiaco o ictus.
Trattamento farmacologico e dieta per l’aterosclerosi
Si possono utilizzare diverse classi di farmaci per curare le dislipidemie e l’aterosclerosi.
Tra le classi di farmaci più studiate negli ultimi anni, per i loro diversi potenziali d’azione, e che hanno dato i maggiori successi nell’abbassare la colesterolemia vi sono le statine: pravastatina, atorvastatina, cerivastatina, simvastatina, fluvastatina.
Il principio d’azione delle statine si basa su un’attività diretta a ridurre la sintesi del colesterolo endogeno, ovvero quello che è presente all’interno dell’organismo. Le statine agiscono inibendo l’attività dell’enzima HMG-CoA reduttasi (Hidrossi-Metil-Glutaril-Coenzima A-reduttasi), un enzima regolatore della sintesi del colesterolo.
Per prevenire le possibili complicanze dell’aterosclerosi è bene seguire alcune regole alimentari:
- limitare l’apporto alimentare di grassi saturi (burro, salumi e insaccati, frattaglie), di carni grasse e di condimenti di origine animale; il livello di assunzione raccomandato di colesterolo al giorno per un soggetto adulto sano è solo di 300 mg e 1 bistecca di carne di bovino del peso di 100 g ne contiene circa 70-75 mg;
- abituarsi a utilizzare i condimenti a crudo privilegiando la scelta per l’olio di oliva extravergine;
- limitare il consumo di latte intero e derivati fermentati (formaggi e latticini);
- aumentare il consumo settimanale di pesce;
- aumentare il consumo quotidiano di ortaggi e verdure freschi e di alimenti contenenti fibre e scorie;
- limitare il consumo delle uova a 1-2 la settimana;
- contenere l’uso del sale da cucina;
- evitare fritture e cotture elaborate e prolungate a temperature elevate.
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