IBD e fattori dietetici
Ad esempio, un elevato consumo di mono-disaccaridi e grassi totali aumenta costantemente il rischio di sviluppo di entrambe le forme di IBD. Invece, un maggior intake di verdura riduce il rischio di UC, mentre aumentando l’assunzione di frutta e di fibre diminuisce il rischio di CD.
E ancora, bassi livelli plasmatici di alcuni micronutrienti, in particolare la vitamina D, possono aumentare il rischio di entrambe le malattie. Inoltre, le scorrette abitudini alimentari in generale, possono determinare una maggiore suscettibilità alle IBD, rispetto all’assunzione o meno di singoli nutrienti.
Di contro, le correzioni della dieta, che agiscono in parte sulla flora intestinale dell’ospite, possono modificare i sintomi della malattia. Tuttavia, sia i probiotici che i prebiotici possono modulare la microflora, riducendo anche la probabilità di regressione delle IBD. E altri fattori dietetici influenzano la microflora in maniera diversa.
Dunque, per intervenire efficacemente nella prevenzione delle IBD, è necessario distinguere le cause dagli effetti e caratterizzare i relativi ruoli di geni umani e microbici, e della dieta abituale. Non si possono poi trascurare alcune altre variabili intervenenti come: età di insorgenza, sesso, stile di vita, storia di fumo, etnia, esposizioni ambientali, uso abituale di alcuni farmaci. Tutto ciò si discute in una revisione pubblicata da due ricercatori neo-zelandesi.
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