Anoressia Nervosa

L’anoressia nervosa è un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato da eccessiva restrizione alimentare e forte paura di ingrassare.
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Anoressia Nervosa

L’Anoressia Nervosa (AN), come gli altri Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), è una malattia caratterizzata da forti preoccupazioni su cibo, peso corporeo e forma corporea. Tali preoccupazioni si traducono in comportamenti rischiosi per la salute: l’esasperata restrizione alimentare arriva a causare un grave deperimento organico e, più in generale, un grave scadimento nella qualità di vita.

Molti pazienti con AN non considerano il “mangiare poco” una malattia, ma la soluzione a un problema. Per questo motivo, tendono a minimizzare il problema, a volte addirittura negandolo.

Esistono due tipi di Anoressia Nervosa:

  1. AN restrittiva: la magrezza viene raggiunta in modo ossessivo attraverso progressive restrizioni alimentari e attività fisica compulsiva;
  2. AN binge-eating (ovvero con abbuffate e condotte di eliminazione): un tempo definita “disturbo misto di tipo anoressico-bulimico”, è caratterizzata dall’alternarsi di comportamenti di tipo restrittivo a episodi di perdita di controllo, dove si verificano abbuffate di molto cibo (abbuffate oggettive) o il consumo di un singolo piccolo pasto considerato abbuffata (abbuffate soggettive). In entrambi i casi, quanto assunto viene rigettato tramite comportamenti di eliminazione: vomito autoindotto, meno spesso abuso di lassativi, diuretici o farmaci “dimagranti”. Rispetto al Binge Eating Disorder, nell’AN di tipo binge-eating prevalgono le restrizioni alimentari e i comportamenti di eliminazione, motivo per cui il peso corporeo rimane patologicamente basso.

I fattori di rischio che possono essere ricorrenti nell’insorgenza della AN sono diversi:

  • componente genetica: non è una malattia ereditaria, ma spesso ricorre con frequenza più alta in alcune famiglie;
  • sesso femminile: AN e BN colpiscono nel 90% dei casi il sesso femminile;
  • temperamento e carattere: l’eccesso di perfezionismo è un fattore di rischio per l’esordio di AN e BN;
  • inizio di uno schema dietetico rigido: è, nel 90% dei casi, il fattore scatenante iniziale di AN o BN;
  • famiglia: spesso si riscontrano problemi di comunicazione nelle famiglie di pazienti affette da DCA, ma è difficile stabilire se siano la causa o la conseguenza di un DCA;
  • prese in giro dei familiari e dei coetanei;
  • contesto sociale: messaggi contradditori dati da modelli di magrezza “vincenti” e irraggiungibili e cibi industriali raffinati e ad altissima densità energetica.

Iter terapeutico

Trattandosi di una malattia multifattoriale, è suggerito l’affidamento a un centro specialistico multidisciplinare dove collaborano insieme medici specialisti, psichiatri, psicoterapeuti, dietologi, biologi nutrizionisti e dietisti.

Farmaci

Le linee guida internazionali per la cura dell’AN riconoscono l’utilità delle terapie psicofarmacologiche, prescritte da uno specialista psichiatra esperto in DCA, per il trattamento di eventuali sintomi concomitanti (ad es. sintomi ossessivi, depressivi o ansiosi).

Integratori alimentari

I digiuni e/o i comportamenti di eliminazione come il vomito, possono portare a carenze effettive. In questi casi, può essere utile ricorrere a integratori mirati prescritti dal medico: ad es. vitamina D, vitamina B12, potassio, magnesio, fosforo, ecc.

Alimentazione

Uno schema dietetico rigido, che ponga l’accento su dosi, grammature o divieti, rischia di essere inefficace e di peggiorare i sintomi del paziente. Per questo motivo è necessario che l’eventuale prescrizione alimentare sia flessibile, personalizzata e associata al trattamento medico e psicologico.

Consigli pratici

Nell’Anoressia Nervosa la preoccupazione per il peso è dominante.

La persona con DCA soffre per un grave disagio psicologico di inadeguatezza e scarsa autostima cercando di nascondere le proprie sofferenze.

È fondamentale che famigliari, amici e insegnanti comprendano la sofferenza.

Per i genitori:

  • Stabilire una linea comune da tenere con il figlio;
  • Comprendere che rifiuto del cibo è un disagio psicologico profondo;
  • Si tratta di cambiamenti in negativo progressivi e persistenti, che presentano “spie” da riconoscere per tempo;
  • Coinvolgere il figlio nella preparazione in cucina e negli acquisti;
  • Evitare giudizi sulla persona.

Per gli insegnanti:

  • Notare visibili e progressivi deperimenti, piuttosto che repentini cambiamenti di umore o di comportamento;
  • Gli insegnanti di materie collegate all’alimentazione (ad es. biologia, scienze naturali, scienze motorie), possono organizzare lezioni sulla nutrizione mettendo sempre in evidenza la necessità di un’alimentazione varia ed equilibrata.
  • Supportare la famiglia.

No

Per i genitori:

  • “Nessun giudizio, nessun commento”: spesso si ottiene l’effetto uguale e contrario;
  • Non colpevolizzare un fattore esterno o un fattore familiare;
  • Non discutere e litigare a tavola;
  • Non essere complici della malattia.

Per gli amici o i compagni di scuola:

  • Non facilitare relazioni di tipo esclusivo che possono peggiorare la situazione di isolamento sociale;
  • Non commentare cosa o come si mangia;
  • Non giudicare l’aspetto o la forma corporea;
  • Non sostituirsi o essere in antagonismo alla famiglia;
  • Non dare consigli sul peso, sull’attività fisica o sull’aspetto di una persona;
  • Non essere complici dei sintomi di DCA.
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