Omega-3 da aumentare, anche contro il Covid

Nutrizione di precisione: sempre più necessaria
omega3 contro covid

La salute dell’individuo e della popolazione in generale è il risultato dell’interazione tra la genetica e vari fattori ambientali. Tra i fattori ambientali, l’alimentazione/nutrizione è il più importante.

Un recente articolo si è focalizzato sull’associazione tra alti livelli di PUFA omega 6 e ridotti livelli di omega-3 dovuti a variazione genetica e/o assunzione alimentare, con cambiamenti nei mediatori specializzati pro-risoluzione (SPM), tempesta di citochine, risoluzione dell’infiammazione e Covid-19.

La revisione

Gli esseri umani si sono evoluti con una dieta bilanciata negli acidi grassi essenziali n-6 e n-3 con un rapporto n-6 / n-3 di 1-2 / 1, mentre oggi questo rapporto è 16/1!

Un rapporto così elevato è dovuto ad elevate quantità di acidi grassi n-6. Purtroppo, ha le sue conseguenze: porta a uno stato protrombotico e proinfiammatorio ed è associato ad obesità, diabete, malattie cardiovascolari e alcune forme di cancro.

Ad aumentare l’infiammazione contribuisce una variazione genetica nella biosintesi dell’acido linoleico n-6 (LA) in acido arachidonico (ARA) e di linolenico (ALA) in acido eicosapentaenoico (EPA) e acido docosaesaenoico (DHA).

Infatti, gli esseri umani di oggi hanno due aplotipi comuni che differiscono notevolmente nella loro capacità di generare acidi grassi a catena lunga.

L’aplotipo derivato più efficiente ed evoluto aumenta l’efficienza della sintesi di acidi grassi essenziali a catena lunga dai precursori e avrebbe potuto fornire un vantaggio in ambienti con accesso limitato agli acidi grassi a catena lunga dietetici ARA, EPA e DHA.

Nel mondo moderno invece questo aplotipo è stato associato a malattie legate allo stile di vita, come le malattie cardiovascolari, obesità, diabete, tutte caratterizzate da un aumento dei livelli di infiammazione.

Gli afroamericani e le popolazioni latine hanno una maggiore suscettibilità e tassi di mortalità più elevati per SARS-CoV-2 rispetto ai bianchi.

Queste popolazioni sono caratterizzate da un aumento del numero di persone (circa l’80%) che sono metabolizzatori veloci, con conseguente aumento della produzione di ARA, nonché scarsa assunzione di frutta e verdura.

La combinazione di un metabolismo veloce e della assunzione elevata di n-6 aumenta lo stato infiammatorio e la possibile suscettibilità a SARS-CoV-2.

Mediatori risolventi

Studi in vitro e sull’uomo indicano che i mediatori specializzati pro-risolventi (SPM) prodotti da n-3, EPA e DHA influenzano la risoluzione dell’infiammazione, consentendo ai tessuti di tornare alla funzione e all’omeostasi. Ciascuno degli SPM contro-regola le tempeste di citochine, così come i mediatori lipidici proinfiammatori tramite NFκB e la down-regolazione dell’inflammasoma e riducono gli eicosanoidi proinfiammatori prodotti da ARA.

Significato clinico

La disponibilità nutrizionale di acidi grassi n-3 nella dieta da oli marini arricchiti con precursori intermedi SPM, insieme all’aumento della biosintesi locale degli SPM a concentrazioni funzionali, può essere un approccio di valore durante le infezioni da SARS-CoV2, nonché nella prevenzione e per abbreviare il recupero dopo la malattia.

Bigliografia : Artemis P Simopoulos , Charles N Serhan, Richard P Bazinet

mar 16 febbraio 2021
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