La DASH fa bene anche al fegato

Le evidenze
dash-fegato

Negli ultimi anni, la dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension) si è affermata come uno dei modelli alimentari più efficaci nella prevenzione e nel controllo dell’ipertensione. Tuttavia, l’interesse dei ricercatori si è esteso anche oltre il sistema cardiovascolare, esplorando i suoi effetti su altri organi chiave del metabolismo, in particolare il fegato.

Una recente revisione sistematica con meta-analisi di studi clinici randomizzati ha esaminato in modo approfondito l’impatto della dieta DASH sui livelli degli enzimi epatici negli adulti, fornendo nuove evidenze sulla sua possibile azione protettiva nei confronti della salute epatica.

La revisione

La revisione ha avuto come scopo quello di valutare l’effetto della dieta DASH sui principali indicatori di funzionalità epatica – alanina aminotransferasi (ALT) e aspartato aminotransferasi (AST) – rispetto ad altri schemi dietetici.
Questi enzimi, comunemente misurati nelle analisi di laboratorio, rappresentano marker sensibili di danno o stress epatico, e il loro aumento può riflettere condizioni come steatosi epatica non alcolica (NAFLD), sindrome metabolica o abuso di alcol.

Gli autori hanno incluso sei studi clinici randomizzati che confrontavano la dieta DASH con altri modelli alimentari in popolazioni adulte.
I risultati sono stati analizzati mediante meta-analisi, calcolando la differenza media ponderata (WMD) e gli intervalli di confidenza al 95% (IC95%) per stimare l’effetto complessivo della dieta sui livelli di enzimi epatici.

La qualità metodologica delle evidenze è stata valutata con il sistema GRADE, che tiene conto di fattori come il rischio di bias, la coerenza dei risultati e la precisione statistica.

Ecco i principali risultati: il consumo della dieta DASH è stato associato a una riduzione significativa dei livelli di AST, con una differenza media di -3,3 UI/L (IC95%: -4,7, -1,9; p < 0,001) rispetto ai gruppi di controllo.

L’analisi dei sottogruppi ha rivelato che gli effetti benefici erano più pronunciati in determinate categorie di individui:

  • età inferiore a 44 anni;
  • ALT o AST basali elevati (rispettivamente >30 e >28 UI/L);
  • indice di massa corporea (BMI) inferiore a 30 kg/m²;
  • presenza di NAFLD.

In queste popolazioni, la dieta DASH ha mostrato una riduzione significativa sia di ALT che di AST, suggerendo un possibile effetto epatoprotettivo, in particolare nei soggetti con iniziali alterazioni metaboliche o epatiche.

Significato clinico

La dieta DASH, ricca di frutta, verdura, cereali integrali, legumi, latticini a basso contenuto di grassi e pesce, e povera di grassi saturi, zuccheri e sodio, è già nota per migliorare la pressione arteriosa, la resistenza insulinica e il profilo lipidico.

Questi stessi meccanismi – in particolare la riduzione dello stress ossidativo, dell’infiammazione sistemica e dell’insulino-resistenza – potrebbero spiegare il miglioramento della funzionalità epatica osservato negli studi analizzati.

In altre parole, la dieta DASH sembra alleggerire il carico metabolico sul fegato, contribuendo a ridurre la produzione di enzimi epatici e migliorando la salute complessiva dell’organo.

Le evidenze attuali suggeriscono quindi che la dieta DASH non solo favorisce la salute cardiovascolare, ma potrebbe rappresentare anche una strategia efficace per migliorare la funzionalità epatica, in particolare nei soggetti con steatosi epatica non alcolica o profili metabolici alterati.

In attesa di ulteriori conferme, la promozione della dieta DASH può essere considerata un intervento alimentare sicuro e vantaggioso per la prevenzione integrata delle patologie cardio-metaboliche ed epatiche.

 

Bibliografia : Abbas Mohtashamian, Yasaman Aali, Faezeh Nematolahi et al

mar 18 novembre 2025
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