Abitudini alimentari e salute orale

Anche la bocca ha il suo microbiota
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La parodontite apicale cronica (CAP) è tradizionalmente considerata una patologia strettamente correlata all’infezione microbica del sistema canalare del dente. È un’infiammazione/infezione che colpisce l’apice della radice del dente, cioè la parte finale a contatto con l’osso. La causa principale, la carie, oppure un trauma.

La cura è la devitalizzazione del dente.

Oggi, nuove evidenze suggeriscono un quadro più complesso, in cui fattori sistemici, comportamentali e nutrizionali potrebbero contribuire alla persistenza dell’infiammazione periapicale. Comprendere queste interazioni è essenziale per una gestione integrata del paziente, che coinvolga odontoiatri, nutrizionisti e medici.

Altra situazione è quella legata alla parodontite marginale (piorrea in termini non medici), una malattia cronica che colpisce il parodonto, cioè i tessuti che sostengono il dente: gengiva, legamento parodontale e osso alveolare.

La causa principale è l’accumulo di placca e tartaro → infiammazione gengivale → perdita progressiva dell’osso.

In questo caso, la scienza ha ben documentato l’effetto dei nutrienti e dei modelli alimentari sulla parodontite. In particolare, un recente studio di interazione geni-stili di vita, ha osservato che esistono associazioni causali tra livelli sierici di magnesio, livelli di vitamina B12 e rischio di parodontite. L’analisi statistica ha inoltre dimostrato che l’assunzione di carboidrati (CHO) è associata in modo inverso al rischio di parodontite dopo l’aggiustamento per altri fattori. Circa un quarto di questo effetto sembra dipendere dall’influenza dei carboidrati sul peso corporeo (BMI).

Lo studio sulla CAP

Un recente studio ha esplorato se la CAP fosse influenzata non solo dalla componente infettiva, ma anche da:

È stato adottato un disegno osservazionale trasversale su una coorte di adulti sottoposti a:

  • diagnosi radiografica della condizione periapicale,
  • prelievo di sangue e saliva per la valutazione dei livelli di stress ossidativo e AGE,
  • questionari strutturati riguardanti dieta quotidiana, stili di vita e fattori di rischio comportamentali.

Questo approccio integrato ha permesso di confrontare soggetti con CAP e soggetti senza lesioni apicali rilevabili.

Ecco i principali risultati dello studio:

Le analisi ematiche e salivari non hanno evidenziato differenze rilevanti tra individui con e senza CAP nei livelli di:

  • stress ossidativo,
  • prodotti finali della glicazione avanzata.

Ciò suggerisce che l’infiammazione periapicale, essendo un processo localizzato, potrebbe non produrre alterazioni sistemiche misurabili con questi marcatori.

Né il fumo né il livello di attività fisica hanno mostrato associazioni significative con la presenza di CAP nella popolazione studiata.
Pur trattandosi di fattori importanti per la salute orale generale, in questo contesto non sono emersi come determinanti specifici.

Dieta: un determinante chiave

Le abitudini alimentari, al contrario, sono risultate fortemente associate alla presenza di CAP.

Alimenti correlati a un maggior rischio:

  • patate fritte e cibi ricchi di grassi saturi o prodotti tramite frittura,
  • prodotti raffinati come croissant e riso bianco,
  • frutta molto acida, in particolare le arance, potenzialmente in grado di alterare il pH orale e facilitare processi infiammatori.

Alimenti associati a effetto protettivo:

  • cereali per la colazione, soprattutto quelli integrali, ricchi di fibre e micronutrienti.

L’analisi multivariata ha confermato che questi pattern alimentari mantengono un’associazione indipendente con la presenza di CAP, anche controllando per altri fattori comportamentali.

L’emergere della dieta come fattore determinante suggerisce che la CAP non sia solo un problema infettivo, ma il risultato di un’interazione più ampia tra microbioma orale, ambiente biochimico locale e abitudini alimentari.

Possibili meccanismi coinvolti includono:

  • variazioni rapide del pH orale indotte da cibi acidi o zuccheri raffinati,
  • aumento di prodotti fermentabili che favoriscono la disbiosi,
  • impatto della qualità dei macronutrienti sulla risposta infiammatoria locale,
  • effetto protettivo delle fibre integrali sul metabolismo glucidico e sulla modulazione immunitaria.

Significato clinico

Questi risultati rafforzano l’idea che la gestione della parodontite apicale cronica debba includere, oltre alla terapia endodontica, una valutazione nutrizionale mirata.

Per odontoiatri, nutrizionisti e medici si aprono quindi nuove opportunità di intervento:

La parodontite apicale cronica emerge come una condizione influenzata non solo dall’infezione del sistema canalare, ma anche dalla qualità dell’alimentazione quotidiana.
Determinati alimenti—come fritti, raffinati e frutta acida—possono aumentare il rischio, mentre una dieta ricca in cereali integrali sembra esercitare un effetto protettivo.

Integrare la consulenza nutrizionale nell’assistenza odontoiatrica rappresenta un’opportunità concreta per migliorare la prevenzione e il trattamento del cavo orale, offrendo un approccio più completo, multidisciplinare e centrato sul paziente.

 

Bibliografia : Antonia Boca, Bianca Adina Boşca, Sanda Cîmpean et al

mar 25 novembre 2025
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