Un’insalata al giorno mantiene il cervello più giovane

Consumo e declino cognitivo
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I cultori dell’insalata avrebbero un’età cerebrale di 11 anni  più giovane rispetto ai non consumatori.

Mangiare un’insalata al giorno mantiene il cervello più giovane di una decina d’anni e protegge dalla demenza. Lo suggeriscono i risultati di uno studio osservazionale pubblicato sulla rivista Neurology e firmato da Martha Clare Morris e colleghi del Rush University Medical Center di Chicago. La studiosa, una epidemiologa nutrizionale, ha infatti evidenziato che le persone che consumano 1-2 porzioni di vegetali a foglia verde al giorno hanno un cervello ‘più giovane’ di 11 anni rispetto a chi non consuma mai vegetali quali spinaci e cavoli.

Lo studio

La ricerca ha interessato 960 persone di età compresa tra i 58 e i 99 anni, arruolate nel Memory and Aging Project, uno studio avviato alla fine degli anni ’70 presso il Knight Alzheimer’s Disease Research Center della Washington University. Ai partecipanti veniva richiesto di compilare un questionario sulle loro abitudini alimentari per un periodo di cinque anni; ogni anno venivano quindi sottoposti a testatura neuropsicologica.

I ricercatori hanno diviso in diversi gruppi i partecipanti allo studio, sulla base del loro consumo di insalate; il follow up è stato di circa 10 anni.
I risultati di questa ricerca evidenziano che le persone che consumano regolarmente vegetali a foglia, rispetto ai non consumatori, hanno un’età cerebrale di circa 11 anni più giovane. Facile pensare all’esistenza di un bias di ‘salutismo’, ovvero che questo risultato potrebbe essere il frutto non solo del consumo ad oltranza di insalate ma anche di altri comportamenti ‘healthy’, amici della salute. Gli autori dello studio ritengono tuttavia che la ‘supremazia’ dell’insalata continui a restare tale anche dopo aver considerato possibili fattori di confusione quali livello di istruzione, attività fisica, consumo di alcol, fumo di sigaretta, obesità e depressione.
Il merito di questa azione anti-aging cognitiva secondo gli autori potrebbe essere dovuto ad alcune sostanze contenute in questi alimenti e in particolare a fillochinone (vitamina K), luteina, folati, alfa-tocoferolo (vitamina E) e kampferolo.

Significato clinico

La ricerca pubblicata su Neurology è uno studio osservazionale che non può dunque fornire prove certe di un rapporto causa-effetto tra consumo di verdure a foglia e salute cerebrale; ma in attesa che futuri studi forniscano la prova provata di questo rapporto di causalità, l’autrice consiglia di inserire nel menu giornaliero una bella insalata, corredandola magari anche di altri alimenti con proprietà anti-ossidanti. Male non fa di certo. E magari dà anche una mano alla memoria.

Bigliografia : MR Montebelli
Fonti : Quotidiano Sanità

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