Quanti e quali grassi?
La dieta ipolipidica appare associata alla riduzione del rischio cardiovascolare, ma rimangono ancora alcuni punti da chiarire.
Alcuni ricercatori della Norwich Medical School, University of East Anglia (Norwich, UK), hanno effettuato un’analisi sistematica (Cocrhane Study) di numerose pubblicazioni e reviews sul tema “i grassi nella dieta”.
La sintesi su una popolazione di 65508 individui: riducendo il consumo di grassi saturi si ottiene una riduzione del rischio d’insorgenza degli eventi cardiovascolari maggiore del 14%.
Non emerge, tuttavia, la relazione con la ripartizione tra grassi saturi e insaturi.
Nei trial sui maschi, protratti per almeno due anni, è tangibile l’effetto della riduzione dei grassi saturi sui livelli plasmatici di colesterolo LDL e di trigliceridi; ma questa evidenza non si conferma per le femmine.
Inoltre, negli studi riportanti una popolazione estesa di 71790 individui, si osserva che la riduzione dell’intake di grassi non presenta una chiara correlazione con la riduzione della mortalità, nel lungo termine.
Più che ridurre la quantità di lipidi parrebbe utile modificare, anche di poco, la qualità dei lipidi : meno saturi e più polinsaturi, dunque, per conseguire la riduzione del rischio!
Quale sia la ripartizione e la quantità dei polinsaturi nella dieta ideale è ancora da stabilire.
Limitarsi alla piccola correzione dietetica non è comunque sufficiente a ridurre il rischio; infatti il miglioramento dello stile vita è altrettanto importante nelle strategie di prevenzione.
Fonte:
Reduced or modified dietary fat for preventing cardiovascular disease.