Meno carne, più Veg


Il miglioramento simultaneo della salute umana e della salute del pianeta rappresenta una delle principali sfide del XXI secolo. I sistemi alimentari sono oggi riconosciuti come uno dei principali determinanti sia delle malattie croniche non trasmissibili sia del degrado ambientale. In questo contesto, le politiche alimentari “dal lato della domanda”, cioè orientate a modificare le scelte dei consumatori, assumono un ruolo strategico. Tuttavia, per progettare interventi efficaci è indispensabile disporre di strumenti che permettano di stimare in modo armonizzato l’impatto ambientale delle diete e dei potenziali scenari di cambiamento.
Lo studio
Sono stati utilizzati dati sui consumi alimentari a livello individuale provenienti da 11 indagini dietetiche rappresentative a livello nazionale ospitate dall’EFSA, archiviate nel Comprehensive European Food Consumption Database, sviluppato e gestito dal 2011 dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Lo studio si propone di:
- sviluppare una valutazione armonizzata degli impatti ambientali delle diete basata su indagini nazionali rappresentative sui consumi alimentari;
- valutare, tramite il software MCRA (Monte-Carlo Risk Assessment), il potenziale impatto ambientale di diversi scenari di politica alimentare finalizzati a migliorare simultaneamente salute umana e sostenibilità ambientale;
- stimare l’assunzione di proteine nei diversi scenari.
Le diete osservate sono state confrontate con diversi scenari alternativi, progettati per rispecchiare obiettivi nutrizionali e ambientali.
Per la stima degli impatti ambientali sono stati utilizzati:
- dati olandesi di Life Cycle Assessment (LCA),
- sei indicatori ambientali, tra cui:
- emissioni di gas serra
- uso del suolo
- consumo di acqua blu (il volume di acqua dolce prelevato dalla superficie e dalle falde acquifere, utilizzato e non restituito)
- eutrofizzazione (processo degenerativo delle acque indotto da eccessivi apporti di sostanze ad effetto fertilizzante)
- acidificazione (dovuta ad un aumento della anidride carbonica).
L’apporto proteico è stato stimato mediante dati di composizione degli alimenti.
Tutte le simulazioni sono state elaborate tramite il software MCRA, che consente una modellizzazione probabilistica degli scenari.
Ecco i principali risultati dell’indagine:
Impatto ambientale delle diete attuali
Nei soli scenari di base, le differenze tra Paesi sono risultate rilevanti:
- Emissioni di gas serra:
- da 4,01 kg CO₂-eq/persona/giorno a Cipro
- fino a 6,30 kg CO₂-eq/persona/giorno in Francia.
- Consumo di acqua blu:
- da 104 L/persona/giorno nella Repubblica Ceca
- fino a 256 L/persona/giorno in Italia.
Questi dati confermano una forte variabilità geografica degli impatti ambientali legata alle abitudini alimentari.
Effetto degli scenari di riduzione dei prodotti animali
In tutti i Paesi analizzati, la riduzione del consumo di carne e la sua sostituzione con legumi o alternative vegetali ha determinato i benefici ambientali più consistenti:
- fino al 55% di riduzione per:
- emissioni di gas serra,
- uso del suolo,
- consumo di acqua blu,
- apporto di proteine animali;
- fino al 70% di riduzione per:
- eutrofizzazione,
- acidificazione delle acque dolci e marine.
Questi risultati evidenziano con chiarezza il ruolo centrale degli alimenti di origine animale, in particolare carne e derivati, nel determinare l’impronta ambientale complessiva delle diete.
Altri interventi dietetici
Altre strategie, quali:
- sostituzione dei latticini con bevande vegetali,
- sostituzione delle bevande zuccherate con acqua,
- limitazione dei dolciumi,
hanno mostrato effetti ambientali più contenuti, con riduzioni comprese tra 1% e 11% sui principali indicatori.
Di notevole interesse clinico-ambientale è invece il risultato relativo all’aumento di frutta e verdura: pur rappresentando una strategia fondamentale dal punto di vista nutrizionale, esso ha determinato:
- un aumento dell’impatto ambientale fino al 7%,
- un incremento del consumo di acqua blu fino al 14%,
probabilmente a causa dei fabbisogni idrici elevati di alcune colture e dei sistemi produttivi intensivi.
Significato clinico
Per nutrizionisti e medici, questi risultati rafforzano alcuni punti chiave:
- La transizione verso modelli alimentari a prevalenza vegetale è una strategia efficace non solo per la prevenzione delle patologie croniche, ma anche per la riduzione dell’impatto ambientale.
- La sostituzione della carne con legumi e alternative vegetali emerge come l’intervento singolo più efficace in termini di sostenibilità.
- L’incremento di frutta e verdura resta essenziale sul piano clinico, ma va accompagnato da scelte produttive e filiere sostenibili per limitare il consumo idrico.
- Gli interventi su bevande zuccherate e dolciumi hanno un impatto ambientale modesto, ma mantengono un alto valore preventivo sul piano metabolico.
Lo studio dimostra che il quadro MCRA consente una valutazione armonizzata e comparabile delle diete e dei loro impatti ambientali a livello europeo. Le politiche alimentari che ridimensionano il consumo di alimenti di origine animale e promuovono quelli vegetali risultano le più efficaci nel produrre benefici ambientali rilevanti, soprattutto quando la carne viene sostituita con fonti proteiche vegetali.
Per raggiungere gli obiettivi di salute umana e planetaria sarà necessario:
- implementare strumenti politici coerenti e multilivello,
- adattare gli interventi alle specificità culturali e produttive dei singoli Paesi,
- coinvolgere in modo attivo i professionisti della salute, che svolgono un ruolo chiave nell’educazione alimentare della popolazione.
L’integrazione tra nutrizione clinica e sostenibilità ambientale non rappresenta più un’opzione, ma una componente imprescindibile delle politiche sanitarie future.

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