L’analisi della bioimpedenza è utile nello screening della sindrome metabolica
I ricercatori giapponesi della Kyushu University hanno recentemente dimostrato l’utilità dell’analisi della bioimpedenza corporea nello screening della sindrome metabolica. Lo strumento permette di stimare il livello di grasso viscerale in modo totalmente non invasivo fornendo preziose informazioni sulla distribuzione locoregionale del tessuto adiposo.
Nello studio la tecnologia è stata utilizzata per valutare l’associazione tra i depositi viscerali e alcune caratteristiche cliniche. Il volume adiposo viscerale è stato valutato in 1451 soggetti (546 uomini e 905 donne). I ricercatori hanno potuto osservare che il contenuto adiposo viscerale correlava con la circonferenza in vita dei soggetti e l’indice di massa corporea (BMI).
L’incidenza globale della sindrome metabolica, valutata secondo i parametri clinici nazionali, era del 19,8% tra tutti i partecipanti, 36,3% delle donne e 9,8% degli uomini. Il livello medio di grasso viscerale nei soggetti affetti dalla sindrome era significativamente superiore rispetto a coloro che non presentavano il disturbo (negli uomini: 12,1 contro 9,4 e nelle donne 13,3 contro 8,7).
Il volume dei depositi adiposi viscerali correlava in modo significativo con la pressione sanguigna, il profilo lipidico, la glicemia a digiuno e le concentrazioni di emoglobina A1c. I valori di cut-off erano inoltre simili per gli uomini e le donne quando venivano considerati più parametri, esclusa la circonferenza in vita. Secondo gli autori la metodica rappresenta un valido strumento di indagine e screening della sindrome metabolica, in quanto tutti i principali parametri biochimici tipici del disturbo correlavano con la misura antropomentrica in entrambi i sessi.
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