Ipertensione pediatrica: vitamina B12 e folati sembrano proteggere

Bambini, mangiate le foglie!
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Vi è evidenza che lo stato ipertensivo durante l’infanzia contribuisca all’insorgenza precoce di patologie coronariche ed insufficienza cardiaca.

Alcuni studi hanno inoltre dimostrato che i fenomeni aterosclerotici iniziali possano presentarsi già nel bambino e nell’adolescente favorendo l’ipertensione cronica nell’adulto.

Tuttavia, poiché durante la crescita si assiste ad una continua variazione dei valori di pressione sanguina, non esiste una misura che definisca univocamente la presenza di valori normali e patologici nel bambino.

L’ipertensione pediatrica è dunque riconosciuta nel caso di valori sistolici e diastolici uguali o superiori al 95esimo percentile dei coetanei della stessa altezza e stesso sesso. Questa condizione è favorita dalle stesse cause per cui si manifesta nell’adulto: sovrappeso, cattiva alimentazione e sedentarietà, oltre all’esistenza di patologie sottostanti.

Vitamine B12 e folati

Vitamina B 12 e folati sono microelementi contenuti in alimenti di origine animale come carne e pesce e nelle verdure a foglia verde, e sono indispensabili per il corretto sviluppo del sistema nervoso durante la prima infanzia. L’insufficienza alimentare nella dieta materna durante la gravidanza o nelle le prime fasi della crescita può infatti causare disturbi neurologici nel bambino.

L’inadeguatezza nella bio-disponiblità di folati è inoltre responsabile di alcuni difetti ematopoietici nell’adulto e della presenza di concentrazioni anomale dell’amminoacido omocisteina. Un elevato livello plasmatico di questa sostanza costituisce nell’adulto un fattore di rischio per lo sviluppo della patologia arteriosa aterosclerotica e dell’ipertensione.

Le vitamine B6, B12 e l’acido folico prendono parte al metabolismo dell’omocisteina e alla sua conversione enzimatica nell’amminoacido essenziale metionina. Oltre a un insufficiente apporto nutrizionale, la loro carenza può derivare da un difettivo assorbimento intestinale delle vitamine oppure per via del loro scarso utilizzo biochimico su base genetica.

Fino ad oggi la relazione tra il consumo di queste vitamine e la pressione sanguigna è stato esaminato solo negli individui adulti.

Lo studio

Uno studio giapponese si è proposto di valutare l’associazione tra l’apporto alimentare di queste vitamine e i valori della pressione sanguigna in bambini di età compresa tra 3 e 6 anni. La pressione è stata misurata in un campione di oltre 400 bambini e l’apporto alimentare delle vitamine suddiviso in quattro categorie.

Dallo studio è emerso che nella categoria a maggior consumo di vitamina B12, i valori medi di pressione sistolica e diastolica erano rispettivamente di 6.6 mm Hg e 5.7 mm Hg inferiori rispetto al gruppo con il minor apporto alimentare della vitamina.

Per quanto riguarda l’acido folico, il valore sistolico medio era di 4.1 mm Hg inferiore nel gruppo a maggior consumo rispetto a quello più basso. Nessuna correlazione è stata osservata tra l’apporto di vitamina B6 e le misure della pressione sanguigna.

Significato clinico

Questi dati suggeriscono che il consumo di questi microalimenti influisce in modo statisticamente significativo sui livelli di pressione sanguigna già nei bambini di età scolare.

Una corretta composizione della dieta, insieme alla correzione dei comportamenti a rischio, permettono di mantenere valori pressori adeguati in modo da prevenire i potenziali rischi a lungo termine.

Bibliografia :
Fonti :

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