Fibrillazione atriale e composizione corporea
C’è molta letteratura in cui l’obesità viene indicata come un importante fattore di rischio per lo sviluppo della fibrillazione atriale (FA) e quindi come uno degli obiettivi più evidenti per la sua prevenzione. Tuttavia non è ancora del tutto chiarita l’influenza della massa corporea sull’incidenza di FA.
Allo scopo di chiarire la questione è stata condotta una revisione della letteratura che focalizza l’attenzione su come viene epidemiologicamente definita l’obesità, ovvero basandosi sul BMI. E in questo caso l’associazione c’è, ma il BMI non è una misura diretta della quantità di tessuto adiposo, come notato anche dall’OMS. In linea di principio, un body builder di prima classe potrebbe soddisfare il criterio tecnico menzionato per l’obesità nonostante una quantità straordinariamente bassa di grasso corporeo.
Una revisione del 2017 sul rapporto tra obesità e FA ha trovato che il BMI, la circonferenza vita e dei fianchi e, più debolmente, la massa grassa totale sono i parametri legati al rischio di FS.
La percentuale di grasso corporeo non era però significativamente associata al rischio di FA.
Interessante allora indagare come la composizione corporea influenzi il rischio di FA: pare che il rischio sia principalmente associato a un’alta massa magra, nota anche come massa priva di grasso, e che il tessuto adiposo in sé comporti un rischio indipendente minimo o nullo di sviluppo di AF, in particolare se si ignora l’impatto del grasso sul rischio di sviluppare altre condizioni cardiovascolari che possono promuovere l’AF.
Tuttavia, la perdita di peso sembra ancora raccomandabile per ridurre il rischio di fibrillazione atriale, ma sono necessarie ulteriori indagini per esplorare come inquadrare futuri interventi di riduzione del peso. Può essere degna di considerazione la possibilità di promuovere l’adesione a interventi volti a ridurre ulteriori fattori di rischio, come il fumo, il consumo di alcol, eventualmente lo stress e, in particolare, l’ipertensione, soprattutto negli uomini, per associare lo stato di rischio elevato alla massa muscolare piuttosto che alla massa grassa.
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