Dieta chetogenica e fattori cardiometabolici
L’obesità è una malattia in continua crescita nei paesi sviluppati ed è strettamente correlata alle malattie cardiovascolari (CV), che sono la causa principale della mortalità nei Paesi industrializzati.
Lo studio
Questo studio è stato condotto con il medico di medicina generale, testando la possibilità di prescrivere in modo sicuro ed efficace una dieta chetogenica a bassissima percentuale di carboidrati (VLCK) nella pratica clinica.
I ricercatori hanno posto particolare attenzione sull’effetto di questo approccio sui fattori di rischio CV correlati al sovrappeso (misure antropometriche), sulla pressione del sangue, i livelli di lipidi, il metabolismo del glucosio.
Lo studio è stato condotto in un gruppo di 377 pazienti sparsi in tutta Italia e monitorati per 1 anno.
La dieta VLCD proposta è un regime alimentare caratterizzato da una bassa percentuale di grassi e carboidrati e un contenuto proteico di 1,2 / 1,5 g / kg di peso corporeo ideale, seguita da un periodo di lento reinserimento ed rieducazione alimentare.
Tutti gli obiettivi prefissati quali la riduzione del peso corporeo e dei fattori di rischio CV sono stati raggiunti:
- significativa riduzione del peso corporeo (dal basale a 4 settimane (-7 ± 5 kg, p <0.001), da 4 a 12 settimane (-5 ± 3 kg, p <0.001), non cambia da 12 settimane a 12 mesi;
- circonferenza vita dal basale a 4 settimane (-7 ± 4 cm, p <0.001), da 4 a 12 settimane (-5 ± 7 cm, p <0,001), senza modifiche da 12 settimane a 12 mesi;
- massa grassa (dal basale a 4 settimane (-3.8 ± 3,8%, p <0.001), da 4 a 12 settimane (-3,4 ± 3,5%, p <0.001), non cambia da 12 settimane a 12 mesi;
- pressione arteriosa dal basale a 3 mesi -10,5 ± 6.4 mmHg, p <0,001.
Significato clinico
Il trattamento dietetico VLCD suggerito dai medici sembra essere in grado di migliorare in modo significativo sul medio termine una serie di parametri antropometrici, emodinamici e di laboratorio con una buona tollerabilità generale.
- Prevenzione cardiovascolareEsistono diversi fattori di rischio cardiovascolari; è quindi possibile intervenire su quelli modificabili per prevenire l’insorgenza di malattia.