Chetogenica in caso di tumore?

Una serie di casi clinici
Malattia di Fabry, spesso non diagnosticata

Fin dalle osservazioni di Otto Warburg nel 1924, che scoprì che le cellule tumorali sono in grado di generare energia dallo zucchero senza passare per l’ossidazione, indipendentemente dalla presenza di ossigeno (glicolisi aerobica) è stato sempre più chiaro che le cellule cancerose richiedono un elevato livello di glucosio per proliferare.

 

Pertanto, una dieta chetogenica che fornisce energia al corpo principalmente attraverso grassi e proteine, ma contiene una ridotta quantità di carboidrati, è diventata un’opzione dietetica per sostenere il trattamento del tumore e ha dimostrato risultati promettenti.

Lo studio

Gli effetti di una dieta chetogenica sono stati valutati in uno studio di coorte di pazienti con tumori in medicina generale, valutando se i livelli di TKTL1 (enzima transketolasi, associato a switch della cellula tumorale a glicolisi anaerobica e riduzione della sopravvivenza a tumore) sono correlati con lo stato e la progressione tumorale, e sono influenzati da una dieta chetogenica, e se l’aderenza ad una dieta chetogenica si associ ad una prognosi migliore nei pazienti con cancro.

Dei 78 pazienti inclusi nello studio, 18 presentano un cancro al seno, 16 cancro alla prostata, 9 cancro del colon, 2  melanoma, 5 con cancro del polmone, 5 con cancro otorinolaringoiatrica e 23 con altri tipi di tumore. In questi pazienti, 56 (72%) casi sono stati classificati come in una fase di cura, 15 (19%) in una fase palliativa, e 7 (9%) in una fase terminale.

La progressione del tumore è stata documentata secondo i rapporti degli oncologi.

Dei 78 pazienti, 13 (17%) avevano adottato una dieta chetogenica, 6 di loro parziale (8%) e 7 totalmente (9%). Nessuno dei pazienti con cancro allo stadio terminale ha adottato la dieta completamente, e 1 paziente ha aderito parzialmente. Dei 4 pazienti in cura palliativa che hanno adottato una rigorosa dieta chetogenica, 1 paziente con carcinoma mammario metastatico ha subito una remissione completa di tutte le metastasi del polmone e ossa. Questa è stata verificata mediante PET.

In un’ altra paziente in palliativa, alla quale è stato diagnosticato un cancro delle ovaie nel 1996 e in precedenza aveva avuto cancro della mammella, seguita da recidive, non sono stati rilevati ulteriori recidive durante il periodo di osservazione. Un terzo paziente con astrocitoma ha presentato progressione della malattia nonostante la dieta chetogenica, anche se la terapia con corticosteroidi ad alto dosaggio che il paziente seguiva può aver influenzato il metabolismo del glucosio.

In generale, è stata osservata una correlazione tra miglioramento della malattia e adesione integrale alla dieta chetogenica.
Lo stato del tumore è risultato correlato con l’espressione di TKTL1 (test di Kruskal-Wallis, p <0,0001) indicando che tumori più estesi e tumori aggressivi possono richiedere un più elevato livello di glicolisi aerobica.
L’adozione di una dieta chetogenica è stata anche dimostrata in grado di influenzare i livelli di TKTL1 in questi pazienti.

Significato clinico

L’uso di una dieta chetogenica come trattamento complementare alla terapia tumorale deve essere ulteriormente studiato in sperimentazioni rigorosamente controllate.
Questo lavoro offre comunque interessanti prospettive.
I risultati del presente casistica nella pratica generale suggeriscono che può essere utile consigliare ai pazienti oncologici di adottare una dieta chetogenica.

Bigliografia :
Fonti :

mer 24 febbraio 2016
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