La BIA e il cuore


Quando si parla di sindromi coronariche acute (SCA) – come l’infarto del miocardio – la prognosi del paziente nei mesi successivi è fondamentale: identificare fin da subito chi è più a rischio di complicazioni può salvare vite. Oggi la tecnologia ci offre un aiuto in più: l’analisi dell’impedenza bioelettrica (BIA).
La BIA è una tecnica semplice e non invasiva, già impiegata per valutare la composizione corporea. In pratica, misura come una corrente elettrica a bassa intensità attraversa i tessuti: ciò permette di capire come sono distribuiti i liquidi nel corpo, sia all’interno che all’esterno delle cellule. Poiché alterazioni nella gestione dei fluidi possono essere un segnale precoce di problemi cardiaci, questa misurazione potrebbe aiutare a prevedere eventi avversi dopo una SCA.
Lo studio
Un gruppo di ricercatori ha arruolato 467 persone ricoverate per SCA e ha monitorato i loro parametri bioelettrici tramite BIA. L’obiettivo era verificare se l’impedenza totale (Z) – derivata da due componenti, resistenza e reattanza – fosse collegata all’insorgenza di “eventi cardiaci avversi maggiori” (MACE) entro un anno. Tra questi rientravano morte per qualsiasi causa, nuovo infarto o insufficienza cardiaca con necessità di ricovero.
I pazienti che durante l’anno hanno avuto complicazioni presentavano valori di impedenza più alti già al momento del ricovero. Gli studiosi hanno individuato una soglia precisa: un valore Z superiore a 417,5 indica un rischio più elevato di eventi avversi. Chi superava questa soglia:
- aveva un rischio quasi quattro volte maggiore di sviluppare MACE rispetto agli altri
- risultava correttamente identificato come “a rischio” nel 91% dei casi, anche se la sensibilità del metodo restava moderata
Importante anche il confronto con parametri più tradizionali, come la frazione di eiezione del ventricolo sinistro (FEVS), che misura quanto sangue il cuore riesce a pompare: combinare BIA e FEVS ha migliorato la capacità di prevedere complicazioni rispetto all’utilizzo della sola FEVS.
La valutazione del rischio dopo un infarto è solitamente affidata a ecocardiogrammi e biomarcatori ematici. Aggiungere la BIA – un esame rapido, economico e privo di rischi – potrebbe rendere la stratificazione più precisa e aiutare i medici a intervenire tempestivamente sui pazienti più fragili.
Significato clinico
Questi risultati aprono la strada a nuove modalità di monitoraggio nelle cure cardiologiche. Una semplice corrente elettrica potrebbe diventare un prezioso alleato per proteggere il cuore dopo un evento acuto.

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