Dopo l’infarto aumenta il rischio di fratture
È uno studio israeliano ad avvertire sull’esistenza di un nuovo tipo di associazione tra patologie cardiovascolari e compromissione della salute ossea. È noto infatti che arterie e ossa invecchiano insieme per opera di meccanismi patofisiologici comuni.
Questa nuova evidenza epidemiologica ha invece avvertito sull’esistenza di un elevato rischio di soffrire fratture da fragilità ossea a seguito di eventi cardiaci
Utilizzando i dati relativi ad un periodo superiore a trenta anni, i ricercatori hanno infatti osservato nei pazienti sopravvissuti ad infarto miocardico un costante aumento nel rischio di fratture osteoporotiche in diversi siti scheletrici – anca, polso falangi e femore.
Una possibile causa di questa associazione sarebbe da ricercare nell’azione di alcuni tipi di farmaci cardiovascolari come eparina, anticoagulanti orali e diuretici capaci di indurre osteoporosi. Inoltre, le combinazioni polifarmaceutiche di cui fanno tipicamente uso questi pazienti per curare le differenti comorbidità aumenterebbero notevolmente la magnitudine dell’effetto deleterio sull’osso.
Lo studio ha evidenziato l’esistenza di una nuova categoria di pazienti, principalmente costituita da anziani donne e individui affetti da più patologie, per la quale si richiedono necessarie misure di prevenzione per le fratture ossee da fragilità. Tra queste, l’attività fisica risulta indispensabile per limitare la perdita ossea e l’indebolimento muscolare responsabile delle cadute.
Per questi individui è inoltre suggerita la costante misurazione della densità minerale e dei livelli dei marker biochimici del turn-over osseo.
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