Nutrizione enterale e parenterale
Nutrizione enterale
La nutrizione enterale è una tecnica mediante la quale è possibile soddisfare i fabbisogni nutrizionali di pazienti che non sono in grado di alimentarsi per via orale, attraverso la somministrazione di nutrienti direttamente nello stomaco o nell’intestino.
Presenta molti vantaggi:
- per il mantenimento dell’integrità anatomo-funzionale della mucosa intestinale,
- per migliorare l’utilizzazione dei substrati nutritivi,
- per la facilità e sicurezza di somministrazione,
- per il minor costo.
La somministrazione della nutrizione enterale può avvenire principalmente attraverso due vie:
- il sondino,
- la stomia.
La scelta del sondino, sia esso nasogastrico o nasodigiunale, si ha in caso di durata prevista della nutrizione enterale per un tempo inferiore ai 30 giorni, in assenza di stenosi esofagee e di rischio di ab ingestis.
L’accesso tramite stomia, sia PEG (Gastrostomia Endoscopica Percutanea) o PEJ (Digiunostomia Endoscopica Percutanea), si ha con pazienti per i quali non è possibile la ripresa della nutrizione orale e che per i quali quindi la nutrizione enterale è prevista per periodi di tempo superiori alle 4 settimane.
Tra le stomie, la PEG risulta essere la via più utilizzata, mentre la PEJ è utilizzata solo se vi è rischio di ab ingestis o se lo stomaco non è accessibile per ulcera, neoplasia o pregressi interventi.
Nutrizione parenterale
La nutrizione parenterale consiste nel somministrare i nutrimenti tramite vene: tale operazione viene praticata in pazienti che, per motivi di salute o in seguito a un intervento chirurgico all’apparato digerente, non sono in grado di nutrirsi per via orale.
La nutrizione parenterale può essere parziale quando il paziente è in grado di alimentarsi anche per via orale; mentre si parla di Nutrizione Parenterale Totale (NPT) quando le vene costituiscono l’unica fonte nutrizionale. Per la somministrazione della NPT vengono utilizzate vene “centrali”, cioè vene di grosso calibro che si congiungono con la vena cava superiore, che è la vena che sbocca direttamente nell’atrio destro del cuore.
La nutrizione parenterale prevede generalmente l’utilizzo di un catetere, definito catetere venoso-centrale, che consente un collegamento tra la superficie cutanea (esterna) e una vena centrale. È un catetere biocompatibile che, inserito nella vena, arriva in regione cavo-atriale, cioè nella regione in cui la vena sbocca nell’atrio destro del cuore.
Con la somministrazione endovenosa, il principio attivo, solubilizzato in un veicolo acquoso, viene direttamente immesso nel sistema circolatorio.
- Nutrizione artificiale nell’insufficienza epatica, molti dubbiGli interventi di nutrizione artificiale non sembrano efficaci nei pazienti in fase terminale e potrebbero avere effetti avversi.