Nutrizione artificiale nell’insufficienza epatica, molti dubbi

Potrebbero avere effetti avversi.
La chetogenica nella steatosi non

Il calo ponderale e l’indebolimento muscolare sono condizioni frequenti nei pazienti con insufficienza epatica in fase terminale. Di fronte al rischio di grave malnutrizione spesso viene fatto il ricorso alla nutrizione artificiale per via parenterale, enterale o mediante supplementi orali.

Tuttavia, persistono forti dubbi riguardo la reale efficacia di questi interventi e sul possibile di rischio di mortalità, anche in considerazione degli ingenti costi che questi trattamenti richiedono.

La revisione

Un recente review ha investigato l’efficacia di questi interventi valutando gli effetti benefici e quelli avversi nelle diverse categorie di pazienti. La ricerca è stata condotta sui principali database di letteratura scientifica Cochrane Hepato-Biliary Group Controlled Trials Register, Cochrane Central Register of Controlled Trials (CENTRAL) (The Cochrane Library), MEDLINE, EMBASE e Science Citation Index Expanded. Gli autori hanno così recuperato un totale di 37 pubblicazioni, principalmente studi clinici paralleli e cross-over che riportavano dettagliate informazioni sul tipo di supporto nutrizionale impiegato, la formulazione alimentare, la durata del trattamento, l’esistenza di altri interventi istituiti e il tipo di trattamento destinato agli individui controllo.

I ricercatori hanno potuto osservare che la maggior parte delle analisi non riportavano differenze significative in termini di miglioramento clinico e della qualità di vita tra gli individui trattati e i controlli. Gli unici effetti benefici riguardavano il recupero del bilancio dell’azoto e una modesta riduzione delle concentrazioni di birilubina nei pazienti ittetrici sottoposti a nutrizione parenterale. L’intervento parenterale preveniva l’incidenza di asciti post-operatorie nei pazienti chirurgici e, in misura limitata, le infezioni post-operatorie (pneumonia). La nutrizione enterale permetteva anch’essa di migliorare il bilancio dell’azoto e nei pazienti chirurgici attenuava le complicazioni post-operatorie.

Infine, gli interventi nutrizionali orali promuovevano una serie di effetti benefici tra cui la riduzione dell’incidenza di asciti, di infezioni post-operatorie e promuovevano il recupero dall’encefalopatia epatica. Anche se non era possibile stabilire con certezza gli effetti dei supplementi orali, uno studio indicava un rischio di mortalità addirittura superiore nei pazienti che li ricevevano.

Significato clinico

Gli autori hanno così concluso che non vi sarebbero sufficienti evidenze per giustificare il ricorso all’alimentazione artificiale nei pazienti con insufficienza epatica in fase terminale, tuttavia sono necessari ulteriori studi per accertare l’utilità di queste strategie in situazioni particolari.

Bibliografia :
Fonti :

lun 21 maggio 2012
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