Potrà l’alimentazione curare il cancro?

Pochi carboidrati rallentano il tumore
La chetogenica nel Long Covid

La risposta arriva da uno studio condotto dai ricercatori della University of British Columbia, Vancouver, i quali hanno dimostrato che un’alimentazione a basso contenuto di carboidrati rallentava la crescita dei tumori e preveniva l’insorgenza della neoplasia nell’animale da laboratorio.

Lo studio si è basato sull’ipotesi che un basso livello plasmatico di glucosio  rappresentasse un fattore limitante dell’espansione tumorale.

Le cellule tumorali, infatti, a differenza di quelle sane, utilizzano preferenzialmente il glucosio per il proprio metabolismo. Il metabolismo anaerobico, o glicolisi, garantisce indiscussi vantaggi alle cellule cancerose rispetto alla normale respirazione cellulare.

Nonostante risulti meno efficace nella produzione di energia, la via glicolitica non causa la totale distruzione delle molecole di glucosio, rendendo codì disponibili catene di carbonio sufficientemente lunghe per la nuova sintesi di acidi nucleici, proteine e lipidi, essenziali per la proliferazione tumorale. Questo tipo di metabolismo non è unico dei tumori solidi ma viene sfruttato anche delle leucemie linfoidi.

Inoltre, l’utilizzo preferenziale del glucosio da luogo alla produzione di acido lattico, un sottoprodotto metabolico che può causare morte cellulare, angiogenesi, degradazione della matrice extracellulare ed inibisce le risposte immunitarie anti-tumorali favorendo così la metastasi. Il glucosio plasmatico induce la secrezione pancreatica di insulina che, in questo modo, determina la captazione dello zucchero delle cellule tumorali.

Nello studio i ricercatori hanno alimentato gli animali con due tipi di diete: una (CHO) a basso contenuto di carboidrati – 15% amilosio, 58% proteine e 26% grassi – ed una di tipo “occidentale” a maggior contenuto in grassi e zuccheri, dimostrando che la prima limitava la crescita dei tumori impiantati negli animali. Le due diete erano isoenergetiche, non differivano cioè nell’apporto calorico ma solo nella loro composizione.

La dieta CHO manteneva bassi i livelli di glucosio e di insulina nel sangue e rallentava di fatto l’espansione delle cellule di carcinoma iniettate. La stessa dieta impediva inoltre l’insorgenza spontanea del tumore mammario nel modello animale geneticamente predisposto allo sviluppo della neoplasia.

Infine, i ricercatori hanno testato l’efficacia delle diverse diete in combinazione con due comuni agenti terapeutici anti-tumorali: CCI-779 e Celebrex, riscontrando un notevole effetto additivo fra la dieta CHO ed entrambi i farmaci.

Questi risultati prospettano uno scenario in cui particolari regimi alimentari studiati ad hoc potranno affiancare le attuali terapie antitumorali, specialmente nel trattamento delle forme di cancro umano altamente dipendenti dal glucosio come il tumore pancreatico, mammario, colorettale, endometriale ed esofageo.

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Fonti :

lun 11 luglio 2011
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