La chetogenica fa bene al microbiota

Una revisione sistematica e una meta-analisi
cheto-microbiota

Negli ultimi anni, le diete chetogeniche a bassissimo contenuto calorico (VLCKD, Very Low-Calorie Ketogenic Diets) sono state incluse nelle strategie efficaci per favorire la perdita di peso e migliorare diversi parametri metabolici. Tuttavia, un aspetto ancora poco esplorato riguarda il loro impatto sul microbiota intestinale, l’ecosistema di miliardi di microrganismi che popola il nostro intestino e gioca un ruolo chiave nella salute generale.

Un nuovo studio sistematico e una meta-analisi hanno cercato di fare chiarezza su questo tema, analizzando in modo quantitativo come le VLCKD influenzino la composizione e la diversità microbica negli individui obesi.

Lo studio

I ricercatori hanno voluto valutare in modo sistematico gli effetti delle diete chetogeniche ipocaloriche sul microbiota intestinale in persone con obesità. L’obiettivo principale era capire se tali regimi dietetici potessero modificare la diversità e l’abbondanza relativa dei principali gruppi microbici intestinali, e se questi effetti dipendessero da fattori come l’età, l’indice di massa corporea (BMI) o la durata della dieta.

Sono stati selezionati 14 studi clinici che soddisfacevano criteri rigorosi di qualità metodologica.

I dati hanno mostrato che le VLCKD determinano modifiche significative nella composizione del microbiota intestinale:

  • Aumento della diversità microbica:
    L’indice di Shannon e l’indice di diversità filogenetica di Faith hanno mostrato incrementi significativi, indicando una maggiore ricchezza e varietà di specie microbiche dopo l’intervento dietetico.
  • Incremento di Akkermansia:
    Questo genere batterico, spesso associato a una migliore funzione della barriera intestinale e al controllo del peso corporeo, è aumentato in modo significativo.
  • Aumento del rapporto Firmicutes/Bacteroidetes:
    Tale rapporto, spesso ridotto in soggetti obesi, è risultato aumentato dopo la dieta, suggerendo un possibile riequilibrio della composizione microbica.
  • Riduzione di Bifidobacterium:
    Al contrario, la presenza di questo genere probiotico è diminuita, un dato che invita a riflettere sugli effetti potenzialmente ambivalenti delle VLCKD.

Le analisi dei sottogruppi hanno inoltre evidenziato che:

  • I miglioramenti della diversità microbica erano più marcati nei soggetti con BMI ≤ 30 kg/m² e età superiore ai 30 anni.
  • L’aumento di Akkermansia era più evidente in individui con BMI tra 30 e 35 kg/m² e di età superiore ai 40 anni, specialmente quando la dieta durava ≤ 6 settimane.
  • La diminuzione di Bifidobacterium risultava più pronunciata nei soggetti con BMI 30–35 kg/m² e durata dell’intervento ≤ 12 settimane.

Significato clinico

Questi risultati suggeriscono che le VLCKD possono modulare favorevolmente il microbiota intestinale in individui obesi, migliorandone la diversità e potenzialmente contribuendo agli effetti benefici osservati sul metabolismo.
Tuttavia, la riduzione di batteri benefici come Bifidobacterium evidenzia che gli effetti della dieta non sono univocamente positivi: la deprivazione di carboidrati complessi, tipica di questi regimi, potrebbe penalizzare alcune popolazioni microbiche benefiche.

La dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico rappresenta dunque un promettente approccio dietetico per la modulazione del microbiota intestinale negli individui obesi, ma i suoi effetti bidirezionali richiedono prudenza.

Sarà fondamentale che futuri studi a lungo termine approfondiscano:

  • la sicurezza di questi regimi alimentari nel tempo,
  • le interazioni tra dieta e microbiota nei diversi fenotipi metabolici,
  • e la possibilità di sviluppare interventi personalizzati, che combinino i benefici metabolici della chetogenesi con la tutela dell’ecosistema intestinale.

 

Bibliografia : Shun Wang, Zihan Bao, Ziyang Li et al

mar 14 ottobre 2025
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