Il sole, amico prezioso
È risaputo che “prendere un po’ di sole” aumenta la produzione di vitamina D. Meno si sa sulle quantità precise di esposizione alle radiazioni ultraviolette che portano i benefici positivi dell’aumento della vitamina D sierica riducendo al minimo il rischio di cancro della pelle.
La vitamina D
La vitamina D esercita i suoi effetti attraverso molteplici meccanismi che aiutano nella riparazione dei tessuti, sottoregolano i mediatori infiammatori dannosi e prevengono vari tipi di cancro e la loro proliferazione (anche il melanoma).
La vitamina D endogena può essere facilmente prodotta attraverso l’esposizione alla luce ultravioletta.
Gli integratori di vitamina D aumentano in modo sicuro i livelli sierici di vitamina D, ma non in modo così efficace o rapido come la luce solare.
Latitudine, stagione, colore della pelle e protezione solare determinano l’assorbimento dei raggi UV e la produzione di vitamina D.
È necessaria solo una piccola quantità di pelle esposta per produrre vitamina D.
Il mantenimento di livelli sierici di vitamina D più elevati migliora la prognosi di molteplici malattie sistemiche, ma è difficile determinare la quantità necessaria a causa di fattori che influenzano l’assorbimento.
I pazienti con livelli di vitamina D inferiori a 16 ng/mL sono a maggior rischio di morbilità e mortalità per malattie non cutanee.
È stato dimostrato, però, che l’aumento dei livelli di vitamina D sopra i 20 ng/ml migliora gli esiti della malattia.
La tossicità da ipervitaminosi è rara, grazie ai meccanismi di autoregolazione utilizzati dal rene durante la generazione di vitamina D indotta dai raggi UV.
Evitando le scottature e indossando una protezione solare di alta qualità, è possibile raggiungere livelli più elevati di vitamina D riducendo al minimo i rischi associati all’esposizione ai raggi UV.