Abbasso i grassi!!
Il ruolo dei lipidi e delle lipoproteine come fattori di rischio per la malattia cardiovascolare (CVD) è ben definito. Anche se CVD rimane la principale causa di mortalità negli adulti, vi è una tendenza alla diminuzione del tasso di mortalità cardiovascolare globale nel corso degli ultimi due o tre decenni, soprattutto per diminuzione della malattia coronarica.
Una migliore comprensione dei meccanismi che causano la coronaropatia insieme ai progressi della scienza e della tecnologia ha portato a nuovi trattamenti, come i farmaci ipolipemizzanti, con una maggiore attenzione alla gestione del peso corporeo, anche con procedure chirurgiche.
Questi progressi insieme a sforzi pubblici fondati su approcci basati sulle prove di efficacia hanno giocato un ruolo fondamentale nelle riduzioni della mortalità cardiovascolare.
La correzione dello stile di vita resta il primo passo per la gestione delle dislipidemie, del sovrappeso e dell’obesità, e sono raccomandati sia nell’intervento primario che secondario.
I cambiamenti dello stile di vita indicati per le persone con livelli elevati di colesterolo comprendono l’adozione di una dieta a basso contenuto di acidi grassi saturi e trans, che comprenda alimenti funzionali ricchi di sostanze bioattive come fibre, antiossidanti, steroli e stanoli vegetali, insieme all’esercizio fisico regolare e un peso corporeo controllato.
Sulla base di prove corpose, le linee guida dietetiche attuali raccomandano di ridurre l’assunzione di acidi grassi saturi e trans, a favore dell’assunzione di acidi grassi mono e polinsaturi.
Data la complessità delle singole scelte di vita, non è sorprendente che tra gli studi si osservi una sostanziale eterogeneità per quanto riguarda i risultati, sottolineando la sfida di valutare con precisione gli effetti dei cambiamenti dello stile di vita, tra cui gli interventi basati sulla dieta e/o sull’ attività fisica, sul profilo lipidico e il rischio cardiovascolare.
Molti fattori probabilmente contribuiscono alla variabilità nelle osservazioni, compresa la presenza di una sostanziale eterogeneità negli ambienti di studio e nei design, bias di pubblicazione, la valutazione dell’intake con diari alimentari auto-riportati, nonché la carenza di misure di compliance per studiare l’aderenza alla dieta. Inoltre, pochi studi si sono concentrati su alcuni tipi di alimentazione in particolare o sulla composizione della dieta compresi gli alimenti funzionali o la modalità di esercizio fisico.
Vi è la necessità di intraprendere altri studi ben progettati, controllati, di adeguata potenza, su larga scala per portare ulteriori delucidazioni sul ruolo dei singoli componenti i cambiamenti dello stile di vita nel modificare i fattori di rischio cardiovascolari e la mortalità.
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