Un’arma contro le allergie alimentari?


L’incidenza crescente delle allergie alimentari rappresenta una delle principali sfide in ambito nutrizionale e immunologico. Oltre ai fattori genetici e ambientali, un ruolo determinante è ricoperto dal microbiota intestinale e dai suoi metaboliti, in particolare gli acidi grassi a catena corta (Short Chain Fatty Acids, SCFA).
Gli SCFA — principalmente acetato, propionato e butirrato — vengono prodotti dalla fermentazione delle fibre alimentari da parte del microbiota. La loro azione biologica è di particolare interesse:
- contribuiscono al mantenimento dell’integrità della barriera intestinale, stimolando la produzione di muco ed elementi delle tight junctions
- esercitano un ruolo chiave nella differenziazione delle cellule T regolatorie, favorendo la tolleranza immunitaria verso gli antigeni alimentari
- modulano l’infiammazione attraverso interazioni con i recettori GPR41 e GPR43
La ricerca
La revisione della letteratura mostra una significativa correlazione tra ridotti livelli fecali di SCFA e insorgenza di allergie alimentari in diverse fasce di età.
Soggetti con allergie alimentari presentano livelli inferiori di acetato, propionato e butirrato.
L’acido 3,4-metilvalerico risulta associato a aumentata infiammazione intestinale e permeabilità nei neonati.
Questi dati rafforzano l’ipotesi che un microbiota disbiotico e povero di specie butirrogeniche comprometta i meccanismi di tolleranza orale.
Interventi nutrizionali
Da una prospettiva dietetica, l’obiettivo è promuovere la produzione endogena di SCFA attraverso strategie mirate:
- incremento dell’apporto di fibre fermentescibili (inulina, pectine, beta-glucani, amidi resistenti)
- introduzione di probiotici e prebiotici selezionati per supportare ceppi produttori di SCFA
- supporto all’allattamento al seno e modulazione della dieta materna nelle prime fasi di vita
- riduzione degli interferenti del microbiota: uso inappropriato di antibiotici, residui di pesticidi, additivi alimentari
Un approccio nutrizionale precoce, soprattutto nei soggetti pediatrici a rischio, potrebbe rappresentare una strategia preventiva efficace.
Significato clinico
La valutazione dello stato del microbiota e dei SCFA — laddove possibile — può fornire indicazioni utili nell’elaborazione di piani nutrizionali per pazienti allergici o a rischio.
L’attenzione al microbiota come target nutrizionale permette di:
- sostenere la tolleranza orale
- migliorare la funzione barriera
- modulare la risposta infiammatoria
In prospettiva, molecole come il 3,4-metilvalerico potrebbero rappresentare nuovi biomarcatori per la diagnosi precoce e il monitoraggio dell’infiammazione intestinale.

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