Dolore sotto controllo


Dolore cronico e dieta: non conta solo il peso, ma la qualità di ciò che mangiamo
Il dolore muscoloscheletrico cronico (CMP) è una condizione diffusa che influisce profondamente sulla qualità della vita, limitando i movimenti quotidiani e aumentando il rischio di disabilità. Tradizionalmente, si pensa che il dolore sia strettamente legato al peso corporeo: perdere chili, quindi, dovrebbe ridurre il carico sulle articolazioni e alleviare i sintomi. Ma uno studio recente suggerisce che la realtà è più complessa: la qualità complessiva della dieta potrebbe contare più del calo di peso stesso.
Lo studio
Un team di ricercatori australiani ha analizzato i dati di 104 adulti tra i 25 e i 65 anni, tutti con sovrappeso o obesità, che avevano partecipato a un intervento dietetico della durata di 3 mesi.
L’intervento prevedeva una restrizione energetica del 30%, con l’obiettivo di favorire la perdita di peso. Oltre al peso e alle misure di adiposità (circonferenza vita e percentuale di grasso corporeo), i ricercatori hanno valutato:
- la qualità della dieta, misurata tramite il Dietary Guideline Index (DGI),
- la presenza e gravità del dolore muscoloscheletrico,
- la qualità della vita correlata al dolore, con scale validate come lo Short-Form-36 e il McGill Pain Questionnaire.
Dopo tre mesi, i partecipanti hanno ottenuto miglioramenti significativi:
- Qualità della dieta: +22% rispetto all’inizio, con un maggiore rispetto delle linee guida nutrizionali.
- Peso corporeo: -7,1 kg in media.
- Dolore: la presenza di CMP è scesa dal 50% al 24%. Anche la gravità del dolore e l’impatto sulla vita quotidiana si sono ridotti.
La parte più interessante riguarda però il meccanismo: i miglioramenti nel dolore non erano spiegati dalle riduzioni di peso o grasso corporeo, ma erano associati direttamente alla qualità della dieta.
Questo risultato cambia la prospettiva: il beneficio per il dolore non dipende solo dall’alleggerire il carico meccanico sulle articolazioni, ma probabilmente da meccanismi biologici legati alla dieta stessa.
Una dieta più sana — ricca di frutta, verdura, cereali integrali e povera di alimenti ultra-processati — può contribuire a ridurre l’infiammazione sistemica e modulare la sensibilità al dolore. In altre parole, non è solo “quanto” mangiamo, ma soprattutto “cosa” mangiamo a fare la differenza.
Significato clinico
Questo studio apre la strada a nuove strategie nella gestione del dolore cronico:
- interventi nutrizionali che puntino a migliorare la qualità della dieta, non solo alla perdita di peso,
- un approccio integrato che consideri il ruolo dell’alimentazione accanto alle terapie farmacologiche e riabilitative,
- la possibilità che migliorare la dieta offra benefici anche a chi non riesce a perdere molti chili.
In sintesi, dopo tre mesi di dieta controllata, i partecipanti hanno perso peso, ma il vero protagonista è stato un altro: il miglioramento della qualità dell’alimentazione, che si è tradotto in una significativa riduzione del dolore muscoloscheletrico cronico.



- Il Food IntakeIl food intake è l’analisi dei consumi alimentari in termini di calorie e nutrienti, così da impostare un piano dietetico personalizzato.Gli alimenti funzionaliGli alimenti funzionali migliorano lo stato di salute e riducono il rischio malattia; vengono consumati con la dieta abituale.