Qualità dei grassi dietetici e rischio CV


Il ruolo dell’alimentazione nella regolazione del colesterolo LDL (“cattivo”) è da anni al centro delle linee guida nutrizionali. Tradizionalmente si è posto l’accento sulla riduzione dei grassi saturi (SFA), spesso associati a un aumento dei livelli di LDL, e sulla loro sostituzione con grassi polinsaturi (PUFA), noti invece per l’effetto opposto.
Una recente revisione sistematica e meta-analisi di studi clinici randomizzati ha approfondito questa dinamica, mettendo in luce come non conti solo la quantità assoluta di SFA o PUFA nella dieta, ma soprattutto il rapporto tra i due (rapporto P:S).
Lo studio
Gli autori hanno analizzato 24 studi clinici, per un totale di oltre 1000 adulti sani, nei quali venivano confrontate diete con pari apporto calorico e simile contenuto di fibre e grassi totali, ma differente rapporto P:S. La durata minima degli interventi era di tre settimane, sufficiente per osservare variazioni stabili nei profili lipidici.
Il quadro emerso è chiaro:
- Le diete con rapporto P:S più elevato hanno determinato una riduzione media del colesterolo LDL di circa 10 mg/dL rispetto a quelle con rapporti più bassi.
- L’effetto era più marcato quando i PUFA sostituivano direttamente i grassi saturi, con riduzioni dell’LDL fino a 15 mg/dL.
- Viceversa, quando l’introduzione di PUFA non comportava una riduzione parallela dei SFA, l’impatto sull’LDL era minimo.
Questi dati evidenziano che la qualità della sostituzione è cruciale: non è sufficiente ridurre i saturi, ma occorre rimpiazzarli con nutrienti “virtuosi”.
Significato clinico
Il concetto di rapporto P:S offre un indicatore sintetico e pragmatico per valutare la qualità complessiva della dieta. Spostare l’alimentazione verso un rapporto più alto significa:
- limitare cibi ricchi di grassi saturi (carni rosse, burro, formaggi grassi, prodotti da forno industriali),
- e aumentare fonti di grassi polinsaturi (pesce azzurro, oli vegetali come quello di girasole e di soia, semi oleosi, frutta secca).
Questa strategia, applicabile a livello di salute pubblica e individuale, può tradursi in riduzioni tangibili del rischio cardiovascolare.
La meta-analisi conferma che un rapporto più alto tra grassi polinsaturi e saturi è associato a un miglior controllo del colesterolo LDL negli adulti sani, soprattutto quando i PUFA sostituiscono direttamente i SFA. Questo parametro, già presente nella terapia alimentare Dietosystem, semplice ma informativo, potrebbe diventare un punto di riferimento importante nella valutazione e nella pianificazione dietetica orientata alla prevenzione cardiovascolare.



- GrassiI grassi sono presenti soprattutto nei condimenti e rappresentano la principale riserva energetica dell’organismo.Disordini cardiovascolariI disordini cardiovascolari interessano cuore e vasi sanguigni; sono la principale causa di morte ma alcuni fattori di rischio sono prevenibili.