Calcoli renali e abitudini alimentari


I calcoli renali sono un problema sempre più diffuso, doloroso e spesso recidivante, che può compromettere la qualità della vita di chi ne soffre.
Ma perché si formano? E quanto conta davvero la dieta?
Uno studio ha cercato di rispondere a queste domande, analizzando a fondo le abitudini alimentari e i fattori clinici di chi soffre di calcolosi renale.
Lo studio: tra dieta, analisi biochimiche e recidive
La ricerca ha coinvolto 600 pazienti con una storia di calcoli renali e 50 soggetti sani tra i 18 e i 65 anni, seguiti per un anno.
I ricercatori hanno esaminato:
- Le abitudini alimentari tramite un diario alimentare di 24 ore e un questionario sulla frequenza di consumo (FFQ);
- Parametri biochimici e urinari, tra cui calcio, ossalato, citrato, sodio, potassio, fosfati, magnesio, acido urico, pH urinario e ormone paratiroideo (PTH).
La dieta gioca un ruolo fondamentale
I risultati hanno confermato quello che molte ricerche suggerivano da tempo: l’alimentazione influisce in modo diretto sulla formazione dei calcoli. In particolare:
- Un’elevata assunzione di ossalato (presente ad esempio in spinaci, rabarbaro, cioccolato e tè nero) è fortemente associata alla comparsa di calcoli (p = 0,004);
- Un insufficiente apporto di calcio nella dieta, al contrario di quanto si pensi, aumenta il rischio (p = 0,017), poiché il calcio aiuta a legare l’ossalato nell’intestino, impedendone l’assorbimento;
- Anche un consumo eccessivo di proteine animali (come carne rossa e salumi) è risultato dannoso (p = 0,021), perché favorisce l’acidificazione delle urine e l’escrezione di calcio;
- Livelli elevati di acido urico nel sangue (>6 mg/dL) sono stati fortemente associati a calcoli di acido urico (p = 0,008).
Tra i pazienti con calcoli, le analisi urinarie hanno mostrato:
- Iperossaluria (eccesso di ossalato nelle urine) nell’80% dei casi;
- Ipocitraturia (basso livello di citrato, una sostanza che previene i calcoli) nel 65%;
- Ipercalciuria (eccesso di calcio nelle urine) nel 42%.
Inoltre, alterazioni del calcio sierico e del PTH hanno suggerito un possibile ruolo dell’iperparatiroidismo secondario, una condizione che altera il metabolismo del calcio e può favorire la formazione dei calcoli.
La regressione statistica ha identificato quattro fattori principali associati alla formazione e recidiva dei calcoli:
- Elevato apporto di ossalato;
- Scarso consumo di liquidi;
- Ipocitraturia;
- Valori elevati di calcio e acido urico nel sangue.
Questi risultati evidenziano come una dieta sbilanciata e certi squilibri metabolici possano aumentare in modo significativo il rischio di calcoli renali.
Significato clinico
Gli autori dello studio sottolineano l’importanza di interventi preventivi, come modificare la dieta e monitorare i parametri biochimici, per ridurre sia l’insorgenza che la recidiva della patologia.
Ecco alcuni consigli basati sui risultati dello studio:
- Bere molta acqua, almeno 2 litri al giorno;
- Limitare alimenti ricchi di ossalati;
- Non eliminare il calcio dalla dieta, anzi, assicurarsi di assumerne a sufficienza da fonti alimentari naturali (come latticini);
- Ridurre le proteine animali, soprattutto carni rosse;
- Controllare i livelli di acido urico e parlare con il medico in caso di familiarità per calcoli renali.



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