Tumore della tiroide, più aggressivo negli obesi
Così spiegano i ricercatori della University of California, Los Angeles, i quali hanno potuto constatare questo dato attraverso un’analisi retrospettiva della letteratura.
in totale, lo studio ha analizzato i dati relativi a 443 pazienti sottoposti a tiroidectomia dei quali erano reperibili informazioni dettagliate sullo stadio della patologia alla presentazione, il sottotipo istologico, la durata dell’induzione dell’anestesia, il tempo complessivo dell’intervento, le eventuali complicazioni chirurgiche e il periodo di ospedalizzazione.
Globalmente, gli autori hanno osservato che in presenza di valori elevati dell’indice di massa corporea (BMI) i tumori endocrini erano in stadi più avanzati e appartenevabi a sottotipi istologici più aggressivi, oltre a presentare maggiori dimensioni.
I pazienti gravemente obesi, in particolare, presentavano tumori di stadio III o IV. Questi soggetti richiedevano inoltre tempi più lunghi per l’anestesia e periodi di ospedalizzazione superiori. Al contrario, lo stato corporeo non correlava in alcun modo con la durata dell’intervento.
L’obesità è un noto fattore di rischio di numerose forme tumorali – adenocarcinoma esofageo, cancro del colon, tumore endometriale e renale – ed è associato ad un carattere più aggressivo della patologia. Le cause della maggiore invasività sembrano essere multiple. Tra queste vi sarebbero fattori biologici e fisiologici, ma anche un ritardo nella diagnosi.
Ad esempio, gli individui obesi e gravemente obesi presentano tipicamente una variante di cellule tumorali tiroidee alte particolarmente invasive. Altri studi hanno evidenziato il ruolo di alcuni marker biologici tipici del sovrappeso nella progressione del tumore. Tra questi, la leptina, un adipochina prodotta dal tessuto adiposo, agirebbe stimolando direttamente la crescita tumorale. Oppure, l’espressione del recettore per questo fattore da parte del tumore sembra causare metastasi linfonodali. Un altro possibile link tra l’obesità e il tumore è rappresentato dal diabete. Infine, un importante fattore non fisiologico potenzialmente riconducibile all’aggressività di questo tumore sarebbe dovuto alla difficoltà nel riconoscere i linfonodi ingrossati nel collo dei soggetti obesi e quindi la diagnosi avverrebbe in ritardo in una fase già avanzata.
Questo dato suggerisce la necessità di sottoporre gli individui obesi a screening sonografico per escludere la presenza della malattia, non altrimenti riconoscibile attraverso l’esame clinico tradizionale.