Obesità e metabolismo


Nel campo della nutrizione e del metabolismo, i modelli animali rappresentano strumenti fondamentali per esplorare i meccanismi alla base dell’obesità. Tra questi, i ratti DIO (Diet-Induced Obesity), sottoposti a diete ad alto contenuto di grassi (HFD), permettono di distinguere due fenotipi ben definiti: i ratti predisposti all’obesità (OP) e quelli resistenti all’obesità (OR). Questi ultimi, pur esposti allo stesso carico calorico dei primi, mostrano una sorprendente resistenza all’aumento di peso e migliori prestazioni fisiche.
Uno studio recente ha analizzato in profondità le differenze metaboliche e funzionali tra OP e OR, offrendo spunti rilevanti per la pratica clinica e per l’educazione alimentare orientata al miglioramento del metabolismo.
Lo studio
In questo studio, ratti Wistar di 30 giorni sono stati alimentati per 23 settimane con una dieta standard (SD) o una dieta ricca di grassi (HFD). A seguito dell’intervento dietetico, gli animali sono stati classificati come OP o OR all’interno di ciascun gruppo dietetico, dando origine a quattro sottogruppi:
- SD-OP (dieta standard, predisposti all’obesità)
- SD-OR (dieta standard, resistenti all’obesità)
- HFD-OP (dieta ricca di grassi, predisposti all’obesità)
- HFD-OR (dieta ricca di grassi, resistenti all’obesità)
I ricercatori hanno valutato massa corporea, parametri metabolici, spesa energetica (via calorimetria indiretta) e capacità aerobica tramite test da sforzo su tapis roulant, con misurazione del consumo massimo di ossigeno (VO₂max).
Nonostante l’apporto calorico simile, i ratti OR hanno mantenuto una massa corporea significativamente più bassa rispetto ai ratti OP:
- I ratti HFD-OP hanno aumentato il 30,5% di peso in più rispetto ai HFD-OR
- I ratti SD-OP hanno aumentato il 19,5% in più rispetto ai SD-OR
- I SD-OR, pur con dieta meno ricca di grassi, hanno guadagnato più peso dei HFD-OR (+20,5%), suggerendo che la resistenza genetica all’obesità può avere un impatto maggiore del contenuto lipidico della dieta stessa.
Le prestazioni fisiche sono risultate nettamente superiori nei ratti OR:
- HFD-OR: VO₂max superiore del 15,6% rispetto agli HFD-OP
- SD-OR: VO₂max superiore del 12,8% e resistenza allo sforzo maggiore del 20,3% rispetto agli SD-OP
Inoltre, durante il ciclo di buio, fase in cui i roditori sono più attivi, i ratti OR mostravano un dispendio energetico significativamente maggiore.
Le differenze metaboliche tra i gruppi sono emerse anche a livello ormonale:
- I ratti OP presentavano livelli elevati di insulina e un indice HOMA-IR aumentato, indicando insulino-resistenza precoce
- Al contrario, i ratti OR mostravano livelli più elevati di leptina e glucagone, suggerendo un maggiore controllo dell’appetito e una stimolazione della mobilizzazione energetica
Implicazioni per la nutrizione umana
Sebbene si tratti di uno studio preclinico, i risultati suggeriscono che l’efficienza metabolica e la risposta all’ambiente nutrizionale non dipendono esclusivamente dalla composizione della dieta, ma anche da fattori genetici e comportamentali legati alla spesa energetica e alla capacità di adattamento metabolico.
Per i nutrizionisti, questo studio rafforza l’importanza di personalizzare gli interventi dietetici, tenendo conto della variabilità individuale nella risposta all’alimentazione e dell’importanza dell’attività fisica come leva per migliorare il metabolismo, anche in contesti di dieta ipercalorica.



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