Meno sodio nella dieta, molti benefici per tutti
Una moderata riduzione del consumo di sodio nella dieta sembra beneficiare la salute cardiovascolare nelle differenti fasce di età senza, tuttavia, accompagnarsi a effetti collaterali.
È questa la conclusione di una recente pubblicazione fornita dall’Unità di Politiche Alimentari e di Informazione Scientifica dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di Ginevra.
I dati OMS
I risultati giungono a seguito di una meta-analisi della letteratura scientifica condotta per esaminare l’effetto della riduzione del consumo di sodio sulla pressione sanguigna, il rischio di patologie cardiovascolari croniche, ma anche i possibili effetti collaterali.
In totale, gli autori hanno selezionato 65 studi che riportavano l’impatto della variazione nel consumo dell’elemento sull’incidenza delle principali disturbi cardiovascolari.
In breve, dallo studio è emerso che negli adulti la riduzione del consumo di sodio determinava un calo della pressione sistolica media pari a 3.39 mm Hg e di quella diastolica pari a 1.54 mm Hg. In particolare, quando il consumo di sodio giornaliero era inferiore a 2 g, la pressione sistolica si riduceva di 3.47 mm Hg rispetto a quando il consumo era superiore a 2 g.
La variazione nel consumo di sodio, tuttavia, non determinava alcuna alterazione significativa dei profili lipidici, dei livelli di catecolammine, e neppure della funzione renale negli adulti. Diversamente il consumo elevato di sodio era associato a un maggiore rischio di incidenti cerebrovascolari e mortalità ad essi associata.
Anche nei bambini, la riduzione del consumo del minerale si accompagnava a un calo dei valori di pressione sistolica pari a 0.84 mm Hg e di quella diastolica di 0.87 mm Hg.
Significato clinico
In conclusione, la moderazione nell’assunzione di questo minerale sembra essere decisamente benefica per la salute cardiovascolare nelle differenti categorie di età, senza tuttavia rappresentare un fattore di rischio per possibili effetti collaterali.
- Prevenzione cardiovascolareEsistono diversi fattori di rischio cardiovascolari; è quindi possibile intervenire su quelli modificabili per prevenire l’insorgenza di malattia.