La mediterranea vince sempre

Ulteriori conferme
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Un recente studio ha messo a confronto nove diversi modelli dietetici diffusi a livello internazionale, utilizzando strumenti statistici avanzati di inferenza causale. L’obiettivo: capire quale dieta sia realmente più protettiva contro il rischio di morte, in particolare quella di origine cardiovascolare, e indagare i meccanismi biologici che spiegano questa protezione.

Perché questo studio è diverso dagli altri?

Molti lavori precedenti hanno provato a correlare abitudini alimentari e salute, ma spesso con limiti metodologici: per esempio, non riuscivano a distinguere se un certo effetto fosse davvero dovuto alla dieta o a fattori esterni (come lo stile di vita o le condizioni socio-economiche).

In questa nuova ricerca, condotta su 33.881 adulti seguiti per oltre 7 anni, gli studiosi hanno applicato tecniche statistiche per isolare il più possibile l’effetto della dieta. Inoltre, hanno analizzato i marcatori infiammatori nel sangue come possibili mediatori tra alimentazione e rischio di mortalità.

Le diete a confronto

Gli studiosi hanno valutato nove indici dietetici:

  • Dieta mediterranea (aMED e MEDI)
  • Indice di alimentazione sana (HEI-2015/2020)
  • Indice di alimentazione sana alternativa (AHEI)
  • Dieta DASH (per la pressione arteriosa)
  • Indice infiammatorio della dieta (DII)
  • Indice antiossidante dietetico (CDAI)

Durante il periodo di osservazione si sono registrati 4.230 decessi, di cui 827 per cause cardiovascolari.

  • La dieta mediterranea è risultata la più protettiva.
    • La versione “aMED” ha ridotto del 12% la mortalità totale e dell’11% quella cardiovascolare.
    • Anche l’indice MEDI ha mostrato effetti simili.
  • Le altre diete salutari hanno avuto un effetto protettivo minore, con riduzioni del rischio intorno all’1-3%.
  • Il DII (indice infiammatorio) ha avuto invece un effetto opposto: punteggi alti si associavano a un aumento del rischio di morte del 7%.

Il ruolo dell’infiammazione

Un aspetto innovativo dello studio è stata l’analisi di mediazione multipla, che ha rivelato come l’infiammazione giochi un ruolo cruciale nel legame tra dieta e mortalità. In particolare:

  • i rapporti neutrofili/piastrine (NPR) e l’indice di infiammazione sistemica (SII) hanno mediato in modo significativo il rischio;
  • la proteina C-reattiva (PCR) si è confermata il marcatore infiammatorio più frequentemente coinvolto.

Significato clinico

Questi risultati offrono una prova robusta che seguire una dieta mediterranea non solo migliora la qualità della vita, ma riduce concretamente il rischio di morte. Inoltre, sottolineano come l’infiammazione cronica di basso grado sia un bersaglio terapeutico chiave: controllarla attraverso la dieta potrebbe rappresentare un pilastro fondamentale nella prevenzione delle malattie croniche.

In sintesi: la dieta mediterranea emerge ancora una volta come il modello alimentare di riferimento per la prevenzione, sostenuta da solide basi scientifiche.

 

Bibliografia : Jianlin Lin, Qiletian Wang, Xiaoxia Liu et al

mar 23 settembre 2025
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