Covid e BED

Una revisione sistematica
covid-bed

La diffusione mondiale del SARS-Cov-2 nel dicembre 2019 ha portato l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a dichiarare l’11 marzo 2020 la malattia da coronavirus (COVID-19) come una pandemia.

Dopo l’introduzione di misure restrittive per ridurre il contagio (lockdown), alcuni soggetti hanno subito un peggioramento del benessere mentale a causa della paura del contagio e del distanziamento sociale.

La revisione

Per sintetizzare l’impatto della pandemia di COVID-19 sul disturbo da alimentazione incontrollata (BED), sia di nuova insorgenza che il suo decorso, un folto gruppo di ricercatori italiani ha analizzato 12 studi con 4.326 partecipanti.

Tutti gli studi erano osservazionali con nove trasversali e tre longitudinali.

Quattro degli studi inclusi hanno indagato il BED di nuova insorgenza, mentre otto hanno esaminato il decorso clinico del BED di pazienti con una diagnosi precedente.

Con l’eccezione di uno studio, la letteratura disponibile indica sia un aumento delle diagnosi di BED sia un peggioramento clinico durante il COVID-19.

La maggior parte degli studi che valutano gli impatti della pandemia di COVID-19 sui disturbi alimentari (ED) si sono concentrati su comportamenti incontrollati non specifici o episodi di binge-eating (BE) che sono sintomi condivisi dai diversi ED e caratterizzano altre condizioni cliniche, come l’obesità o l’alimentazione emotiva.

Gli episodi di BE sono sintomi fondamentali del BED, un’entità nosografica diagnosticata secondo il DSM-5 e sostenuta da specifici meccanismi neurobiologici. Concentrarsi sul disturbo specifico, piuttosto che sui sintomi di abbuffata aspecifici, può far luce su alcuni meccanismi fisiopatologici alla base del BED e sulla sua eziopatogenesi, e può favorire l’implementazione di strategie preventive/terapeutiche mirate per i soggetti affetti da questo specifico disturbo alimentare.

Da questa revisione sistematica della letteratura sono emersi due risultati principali:

  1. la prevalenza del BED durante la pandemia di COVID-19 è aumentata sulla base dei dati raccolti dal Brasile e dagli Stati Uniti;
  2. i pazienti affetti dal BED hanno manifestato un peggioramento dei sintomi durante il primo anno della pandemia di COVID-19.

Gli studi descritti in questa revisione suggeriscono che la maggiore frequenza del BED o il peggioramento del suo decorso potrebbero essere mediati da altri fattori influenzati dalla pandemia, come la presenza di depressione/ansia, paura di essere infetto o un aumento del BMI. Da notare che, dopo lo scoppio della pandemia, il BMI è aumentato nella popolazione generale, soprattutto tra le donne e i più giovani, che rappresentano gruppi vulnerabili allo sviluppo del BED.

D’altra parte, la presenza di sintomi affettivi nei pazienti affetti da ED può aver potenziato gli effetti negativi dell’isolamento sociale e del distanziamento sul decorso clinico di questi individui.

Queste osservazioni suggeriscono un ruolo dei neuropeptidi, come l’ossitocina, una molecola implicata nel comportamento sociale e nella regolazione dell’appetito, nello spiegare il complesso intreccio di sintomi depressivi, peggioramento dei sintomi del BED, aumento di peso e distanziamento sociale.

Significato clinico

I pazienti con BED sono particolarmente vulnerabili a eventi caratterizzati da distanziamento sociale ed eccessiva preoccupazione e dovrebbero, pertanto, essere attentamente monitorati.

 

Bigliografia : Alice Caldiroli, Davide La Tegola, Francesca Manzo et al.

mar 12 marzo 2024
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