Con dieta equilibrata 5 milioni di morti in meno entro il 2050

Meno carne e più frutta e verdura
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A questa conclusione sono giunti i ricercatori della Oxford University che hanno pubblicato un nuovo studio su PNAS.

Lo studio è il primo a stimare sia l’impatto sulla salute che sul cambiamento climatico di una dinamica evolutiva della nutrizione globale con una dieta principalmente basata sui vegetali. “Le diete non equilibrate sono le maggiori responsabili degli oneri della salute in tutto il mondo, e il nostro sistema alimentare produce più di un quarto delle emissioni di gas a effetto serra – ha detto l’autore dello studio Marco Springmann dell’ Oxford Martin Program on the Future of Food – Ciò che mangiamo influenza notevolmente la nostra salute individuale e l’ambiente globale,”

Lo studio

I ricercatori dell’Università di Oxford hanno definito in prospettiva gli effetti di quattro modelli diversi di diete alternate, entro la metà del secolo: una dieta che segue l’abituale scenario economico; una che segue le linee guida a livello mondiale con apporti minimi di frutta e verdura e con limitazioni di carne rossa, zucchero e calorie totali; una dieta vegetariana e una dieta vegana. Hanno in sostanza dimostrato che l’adozione di una dieta in linea con le linee guida mondiali potrebbe evitare 5,1 milioni di morti l’anno entro il 2050, mentre 8,1 milioni in meno di persone sarebbero morte in un mondo di vegani che non consumano prodotti animali, tra cui uova e latte. Gli autori hanno anche dimostrato che in termini di cambiamenti climatici, le raccomandazioni dietetiche delle linee guida sarebbero in grado di tagliare le emissioni di gas legate al cibo del 29%, l’adozione di diete vegetariane le ridurrebbe del 63% e quelle vegane del 70%. Per quanto riguarda i costi, l’alternanza dei quattro modelli di diete potrebbe produrre un risparmio da 700 miliardi di dollari a 1 trilione di dollari all’anno per le spese sanitarie, le cure non pagate e la perdita dei giorni lavorativi, mentre il beneficio economico delle emissioni di gas a effetto serra potrebbe arrivare fino a 570 miliardi di dollari.

I ricercatori hanno scoperto che i tre quarti di tutti i benefici illustrati si dovrebbero verificare nei Paesi in via di sviluppo, anche se l’impatto pro-capite dei cambiamenti nella dieta sarebbe più evidente nelle nazioni sviluppate, a causa di più alti tassi di consumo di carne e della diffusione dell’obesità. Il valore economico dei miglioramenti della salute potrebbe essere paragonabile, e forse più grande, al valore del danno evitato dai cambiamenti climatici. “Il valore di tali vantaggi è rafforzato da un aumento della spesa pubblica e privata per i programmi volti a raggiungere la salute e più diete sostenibili per l’ambiente”, ha detto Springmann.

Lo studio ha esaminato le differenze regionali che potrebbero essere utilizzate per identificare gli interventi più idonei per la produzione e il consumo di cibo. Ad esempio, un minor consumo di carne rossa avrebbe l’effetto più eclatante in Asia orientale, in Occidente e nell’America Latina; mentre l’aumento dell’assunzione di frutta e verdura potrebbe rappresentare il più importante fattore di riduzione dei decessi nell’Asia meridionale e nell’Africa sub-sahariana. Un apporto inferiore di calorie, che porta a un minor numero di persone in sovrappeso, giocherebbe un ruolo chiave nel miglioramento della salute nelle zone del Mediterraneo orientale, nell’America Latina e nei Paesi occidentali. Realizzare una dieta basata sulle comuni linee guida richiederebbe un aumento del 25% di frutta e verdura consumate a livello globale, e un taglio dei consumi di carne rossa del 56%,. “Non ci aspettiamo che tutti diventino vegani. – ha aggiunto Springmann. – Ma gli impatti del cambiamento climatico e del sistema alimentare saranno difficili da affrontare e probabilmente richiederanno più tempo dei cambiamenti tecnologici. L’adozione di un’alimentazione sostenibile più sana e più rispettosa dell’ambiente, può costituire un passo avanti importante nella giusta direzione”.
 

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mer 23 marzo 2016
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