L’età biologica si vede a pelle

Un semplice esame la rileva in un click
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L’autofluorescenza cutanea (Skin Autofluorescence, SAF) rappresenta una misura indiretta dell’accumulo tissutale dei prodotti finali della glicazione avanzata (AGEs), composti derivanti da reazioni non enzimatiche tra zuccheri riducenti e proteine o lipidi.

Gli AGEs si accumulano progressivamente con l’età e in condizioni di:

  • iperglicemia cronica,
  • stress ossidativo,
  • infiammazione sistemica,
  • ridotta funzione renale.

Numerose evidenze associano livelli elevati di SAF a:

  • diabete mellito di tipo 2 (T2D),
  • malattie cardiovascolari (CVD),
  • aumento della mortalità cardiovascolare e oncologica.

La SAF, misurata con AGE Reader in modo rapido e non invasivo, è oggi considerata un biomarcatore integrato di danno metabolico cumulativo. Tuttavia, il suo utilizzo clinico richiede valori di riferimento solidi in popolazioni sane, che questo studio fornisce su ampia scala.

Lo studio

Lo studio è stato condotto all’interno della grande coorte Lifelines (Paesi Bassi), includendo 82.870 soggetti di origine europea occidentale. Per la definizione dei valori normativi sono stati selezionati 16.109 soggetti sani (8.179 uomini, 7.930 donne), sulla base dei seguenti criteri:

  • età: 18–70 anni,
  • mai fumatori,
  • BMI < 35 kg/m²,
  • assenza di sindrome metabolica.

Sono state inoltre analizzate le associazioni tra SAF e:

  • fumo attivo e pregresso,
  • T2D,
  • CVD,
  • compromissione della funzione renale,
  • livello di attività fisica.

La SAF aumenta fisiologicamente con l’età in entrambi i sessi. Lo studio ha prodotto le seguenti equazioni di riferimento:

  • Uomini
    SAF previsto = (0,0191 × età) + 1,038
  • Donne
    SAF previsto = (0,0188 × età) + 0,994

Queste formule consentono di:

Impatto del fumo sull’accumulo degli AGEs

Il fumo emerge come uno dei fattori modificabili più rilevanti associati all’incremento della SAF:

  • i fumatori attuali presentano valori di SAF sistematicamente più elevati rispetto ai non fumatori;
  • è presente una chiara relazione dose–risposta con i pacchetti-anno;
  • gli ex fumatori mostrano valori intermedi, suggerendo una parziale reversibilità nel lungo termine.

Meccanismi plausibili:

  • incremento dello stress ossidativo,
  • danno endoteliale,
  • alterazioni del metabolismo glucidico,
  • aumento diretto degli AGEs esogeni introdotti con il fumo.

Implicazione clinica: la SAF può essere utilizzata come strumento motivazionale oggettivo nei programmi di cessazione del fumo.

Diabete, patologia cardiovascolare e insufficienza renale

Per ogni decade di età, soggetti con:

  • diabete mellito tipo 2,
  • malattie cardiovascolari documentate,
  • ridotta funzione renale,

presentano valori di SAF significativamente superiori ai controlli sani.

Meccanismi principali:

  • nel T2D: iperglicemia cronica → aumento diretto della glicazione;
  • nella CVD: rigidità vascolare indotta da AGEs e attivazione dell’asse RAGE–infiammatorio;
  • nell’insufficienza renale: ridotta clearance degli AGEs e aumento della loro produzione endogena.

Implicazione clinica: la SAF si configura come marker di danno cumulativo cardio–metabolico, utile nella stratificazione del rischio e nel follow-up dei pazienti cronici.

Attività fisica e SAF: relazione a curva non lineare

Dopo aggiustamento per età, emerge una relazione non lineare tra SAF e attività fisica moderata–intensa:

  • Sedentarietà (0 min/settimana) → SAF più elevata;
  • 150–299 min/settimana → SAF più bassa (minimo del rischio);
  • >600 min/settimana → nuovo incremento progressivo della SAF.

Interpretazione fisiopatologica:

  • l’attività fisica moderata e regolare riduce:
    • stress ossidativo,
    • insulino-resistenza,
    • infiammazione cronica;
  • carichi estremamente elevati di esercizio possono:
    • aumentare transitoriamente ROS,
    • favorire micro-danni ossidativi se non adeguatamente compensati.

Implicazione clinica: il beneficio massimo sulla SAF si osserva con attività fisica moderata, costante e ben distribuita, coerente con le linee guida internazionali.

Significato clinico della SAF nella pratica medico-nutrizionale

Per medici e nutrizionisti, la SAF può essere utilizzata come:

  1. Biomarcatore integrato di rischio cardiometabolico, complementare ai classici parametri biochimici.
  2. Indicatore di “età metabolica” utile nella comunicazione del rischio al paziente.
  3. Strumento di monitoraggio degli interventi sullo stile di vita, in particolare:
    • cessazione del fumo,
    • perdita di peso,
    • miglioramento del controllo glicemico,
    • modifiche dietetiche a basso carico glicotossico.
  4. Supporto alla personalizzazione nutrizionale, in ambito:
    • prediabete,
    • sindrome metabolica,
    • nefropatie iniziali,
    • prevenzione cardiovascolare primaria.

Dal punto di vista nutrizionale, i dati rafforzano l’importanza di:

  • ridurre l’introito di AGEs alimentari (cotture ad alta temperatura: griglia, frittura, forno secco);
  • privilegiare:
    • cotture umide (vapore, bollitura, stufatura),
    • alimenti ricchi in polifenoli e antiossidanti;
  • ottimizzare il controllo glicemico post-prandiale;
  • ridurre lo stress ossidativo sistemico tramite:
    • dieta mediterranea,
    • adeguato apporto di micronutrienti antiossidanti.

Significato clinico

Questo studio fornisce:

  • valori di riferimento solidi della SAF in una popolazione sana europea occidentale;
  • conferma che fumo, diabete, CVD e insufficienza renale aumentano significativamente l’autofluorescenza cutanea;
  • dimostra che l’attività fisica moderata è associata ai livelli di SAF più favorevoli.

Nel loro insieme, questi risultati indicano che la SAF non è solo un indice dell’età biologica dei tessuti, ma un biomarcatore integrato dello stato metabolico, vascolare e infiammatorio dell’organismo, fortemente influenzato dallo stile di vita.

 

Bibliografia : Bruce H R Wolffenbuttel, Henderikus E Boersma, Robert van Waateringe et al

mar 2 dicembre 2025
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