Stile di vita e invecchiamento biologico


L’invecchiamento biologico non è solo una questione di anni trascorsi, ma riflette l’usura molecolare e cellulare che il nostro organismo accumula nel tempo. Oggi sappiamo che questo processo può essere misurato attraverso marcatori epigenetici — modifiche chimiche del DNA che influenzano l’espressione genica senza alterare la sequenza genetica.
Tra i principali determinanti dell’invecchiamento biologico, lo stile di vita e la salute cardiovascolare (CVH, Cardiovascular Health) giocano un ruolo cruciale.
Un recente studio condotto nell’ambito del Korean Genome and Epidemiology Study, su 1.940 adulti, ha analizzato come le componenti del profilo di salute cardiovascolare influenzino l’accelerazione epigenetica dell’invecchiamento (EAA, Epigenetic Age Acceleration) — un indicatore della discrepanza tra età biologica e cronologica.
Lo studio
I ricercatori hanno valutato la salute cardiovascolare dei partecipanti utilizzando i criteri del Life’s Essential 8 dell’American Heart Association, che includono:
- dieta equilibrata,
- qualità del sonno,
- astensione dal fumo,
- attività fisica,
- indice di massa corporea (BMI),
- profilo lipidico,
- glicemia,
- pressione arteriosa.
Parallelamente, sono state misurate cinque tipologie di età epigenetica accelerata tramite algoritmi di metilazione del DNA: Horvath, Hannum, PhenoAge, GrimAge2 e DunedinPACE.
Un’analisi statistica basata su calcolo g a quantili ha permesso di identificare i contributi relativi, anche in base al sesso, di ciascun fattore cardiovascolare sulla riduzione dell’EAA.
Il primo dato emerso è chiaro: una migliore salute cardiovascolare è associata a una riduzione significativa dell’età epigenetica.
Tuttavia, i contributi dei singoli fattori variano sensibilmente tra uomini e donne:
Negli uomini
- Astensione dal fumo e controllo della glicemia sono risultati i principali determinanti di un invecchiamento epigenetico più lento.
- In particolare, l’astensione dalla nicotina ha contribuito fino al 91% alla riduzione di GrimAge2 e il miglior controllo glicemico fino al 94% per DunedinPACE.
Nelle donne
- L’attività fisica regolare, il controllo della glicemia e un BMI ottimale sono stati i fattori più influenti.
- L’attività fisica ha spiegato il 44% della riduzione di GrimAge2, mentre glicemia e BMI hanno inciso rispettivamente per il 54–50% e 46% sulla riduzione di diversi indici epigenetici (Grim2AA, DunedinPACE e PhenoAA).
Questi risultati indicano una chiara differenziazione di genere nel modo in cui i fattori di stile di vita influenzano l’invecchiamento biologico.
Significato clinico
I dati suggeriscono che interventi personalizzati sullo stile di vita, calibrati per sesso e profilo metabolico, possono contribuire a rallentare il ritmo dell’invecchiamento biologico e favorire una longevità sana.
- Negli uomini, le priorità dovrebbero includere la cessazione del fumo e il controllo glicemico.
- Nelle donne, l’accento va posto sull’attività fisica regolare, sulla gestione del peso corporeo e sulla stabilità glicemica.
Tali strategie non solo migliorano la salute cardiovascolare, ma agiscono anche a livello epigenetico, modulando i processi cellulari dell’invecchiamento e riducendo il rischio di malattie croniche correlate all’età, come diabete, aterosclerosi e declino cognitivo.
Questo studio aggiunge una nuova prospettiva alla medicina preventiva: la longevità non è solo genetica, ma anche epigenetica e comportamentale.
Promuovere comportamenti salutari fin dalla mezza età, personalizzandoli in base al sesso e ai profili di rischio, può modificare la traiettoria biologica dell’invecchiamento.
Per medici e nutrizionisti, ciò implica un ruolo centrale nel promuovere interventi multidimensionali — alimentazione equilibrata, attività fisica, sonno adeguato e astensione da sostanze nocive — come vere e proprie terapie anti-aging basate sull’evidenza scientifica.



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