Obesità accelera l’invecchiamento


Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha iniziato a guardare all’obesità non solo come a un semplice problema di peso, ma come a un vero e proprio acceleratore dell’invecchiamento biologico. Studi di laboratorio avevano già dimostrato un legame tra obesità e danni alle cellule, ma mancavano prove su larga scala nella popolazione generale. Ora, una nuova ricerca internazionale fa luce sul meccanismo che potrebbe spiegare come l’obesità favorisca lo sviluppo di malattie cardiovascolari (CVD): agendo sul nostro “orologio biologico”.
Lo studio
Un team internazionale di ricercatori ha analizzato dati provenienti da diverse grandi coorti, tra cui il China Health and Retirement Longitudinal Study (CHARLS), la UK Biobank (UKB) e la Hongguang Elderly Health Examination Cohort (HEHEC). In totale, sono stati coinvolti migliaia di individui over 45, seguiti nel tempo per valutare lo sviluppo di patologie cardiovascolari come ictus e malattie cardiache.
Per misurare l’invecchiamento biologico, i ricercatori hanno utilizzato un metodo validato chiamato Klemera-Doubal Biological Age (KDM-BA). Questo approccio non si basa sulla semplice età anagrafica, ma su un mix di parametri fisiologici, come pressione, funzione respiratoria, glicemia e profilo lipidico. Il risultato è un indicatore più preciso di quanto “velocemente” sta invecchiando il corpo di una persona rispetto alla sua età reale.
Una delle forze di questo studio è stata la valutazione dell’obesità in tutte le sue forme, non limitandosi al classico Indice di Massa Corporea (BMI). Sono stati presi in considerazione:
- Misure antropometriche: circonferenza vita (WC), rapporto vita/altezza (WtHR), indice di rotondità corporea (BRI)
- Accumulo di grasso viscerale: Indice cinese di adiposità viscerale (CVAI), prodotto di accumulo lipidico (LAP)
- Funzione metabolica: Indice trigliceridi-glucosio (TyG) e sue varianti (TyG-BMI, TyG-WC, TyG-WtHR)
I risultati sono chiari: l’accelerazione dell’età biologica è associata sia all’obesità sia all’aumento del rischio cardiovascolare. Ogni anno in più di “età biologica accelerata” comporta un rischio maggiore di:
- +68% di rischio di ictus
- +35% di rischio di malattie cardiache
- +44% di rischio complessivo di CVD
Ma il dato più interessante riguarda il ruolo di mediazione: l’invecchiamento biologico spiega tra il 10% e il 25% del legame tra obesità e rischio cardiovascolare. In pratica, una parte del danno causato dall’obesità al cuore passa attraverso il suo effetto sull’orologio biologico.
L’effetto mediato dall’invecchiamento biologico è risultato particolarmente significativo nella fascia 45-65 anni — un’età chiave in cui spesso iniziano a comparire i primi segnali di declino cardiometabolico.
Inoltre, sono emerse differenze importanti tra uomini e donne:
- Negli uomini, l’invecchiamento biologico ha mediato soprattutto l’effetto della forma corporea sul rischio cardiovascolare.
- Nelle donne, ha invece avuto un ruolo maggiore nella mediazione tra grasso viscerale e funzione metabolica alterata e l’insorgenza di CVD.
Significato clinico
Questa ricerca offre prove solide e su scala internazionale che collegano obesità, invecchiamento accelerato e rischio cardiovascolare. Ma soprattutto apre la porta a nuove strategie preventive:
- Target terapeutici sull’invecchiamento biologico: affrontare l’obesità non solo per ridurre il peso, ma per rallentare il processo di invecchiamento.
- Interventi personalizzati per età e sesso: uomini e donne sembrano seguire percorsi diversi nel modo in cui l’obesità influisce sulla salute cardiovascolare.
- Prevenzione precoce: agire prima dei 65 anni può fare la differenza, quando l’accelerazione biologica è ancora modulabile.
L’obesità non è solo un problema di estetica o di peso sulla bilancia: accelera i processi di invecchiamento del nostro corpo e aumenta il rischio di malattie cardiovascolari. Intervenire su dieta, attività fisica e metabolismo non serve solo a “dimagrire”, ma a rallentare il tempo biologico, proteggendo cuore e vasi. Una vera sfida per la medicina preventiva del futuro.



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