Rischio cardiovascolare post quarantena

Vivi, ma meno sani
Menopausa, peso e cuore

COVID-19 sta causando una pandemia globale con un alto numero di morti e persone infette.

Per contenere la diffusione del virus COVID-19, i governi hanno imposto restrizioni alle attività all’aperto o addirittura alla quarantena collettiva sulla popolazione.

Una conseguenza importante della quarantena è un cambiamento nello stile di vita: ridotta attività fisica e dieta malsana. A causa dell’ansia della paura di carenza di cibo, è plausibile che le persone acquistino alimenti confezionati e di lunga durata piuttosto che alimenti freschi. Ciò porta ad un aumento di peso e ad una riduzione dell’assunzione di antiossidanti. Lo stress ossidativo e l’infiammazione vascolare cronica lieve fanno parte della fisiopatologia dell’ipertensione e dell’aterosclerosi.

La quarantena provoca ansia e stress. Torres e Nowson hanno analizzato la relazione tra stress e comportamento alimentare e hanno identificato che le persone affrontano lo stress mangiando e bevendo nel tentativo di sentirsi meglio (“alimentazione correlata allo stress”). Questi mangiatori e bevitori stressati sono più propensi a mangiare cibi non sani come snack, hamburger, bibite gassate e cioccolato regolarmente e a bere vino e alcolici più frequentemente. Inoltre, la mancanza di supporto emotivo da parte di amici e parenti è predittiva di comportamenti alimentari guidati dallo stress.

Le linee guida del 2019 per la prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari indicano che “Gli adulti dovrebbero impegnarsi in almeno 150 minuti a settimana di attività fisica aerobica ad intensità moderata accumulata o 75 minuti a settimana (o una combinazione equivalente di attività moderata e vigorosa) a ridurre il rischio CV.

I ricercatori non possono escludere che i cambiamenti nello stile di vita persistano dopo la quarantena. In questo caso il rischio di una crisi economica manterrà lo stress e l’ansia nei soggetti, principalmente in quelli appartenenti a categorie socio-economiche basse, portando ad un aumento del rischio cardiovascolare.

Dopo la pandemia di Spagnola nel 1918, fu riportato un picco di eventi cardiovascolari. Tali eventi si manifestano da 7 a 10 giorni dopo la comparsa dei sintomi dell’influenza. Nel 1918, immediatamente dopo la fine dell’epidemia di Spagnola, i decessi causati da eventi cardiovascolari avevano superato i decessi per altre cause, inclusa la polmonite.

Dopo la quarantena, è d’obbligo un’azione globale a sostegno di una dieta sana e di un’attività fisica per incoraggiare le persone a tornare a un buon stile di vita. Sarà necessario inoltre rivalutare il rischio cardiovascolare nei pazienti insieme ai parametri metabolici incluso lo stato glicemico.

Bigliografia : Anna Vittoria Mattioli, Matteo Ballerini Puviani, Milena Nasi, Alberto Farinetti  

mar 16 giugno 2020
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