Cosa alimenta l’obesità, i geni o l’ambiente?
L’epidemia di obesità non è semplicemente il risultato di cambiamenti ambientali, ma una complessa interazione tra geni e ambiente che ha spinto le persone che sarebbero state geneticamente sensibili, ma rimaste magre nelle epoche precedenti, a diventare obese.
E allora, il peso corporeo di un individuo è determinato dalla “natura o dal nutrimento”?
Esistono molte prove che i geni svolgono un ruolo nella regolazione del peso e ci sono molte prove che suggeriscono che esiste un sistema biologico per regolare il peso corporeo.
Gli esperimenti hanno dimostrato che gli animali e gli esseri umani mantengono un valore prefissato di peso a cui ritornano dopo periodi di limitata assunzione di cibo, indipendentemente da quanto peso perdono.
Inizialmente, è stato scoperto che l’ipotalamo gioca un ruolo chiave nella regolazione ponderale, ma è stata la scoperta della leptina che ha permesso di chiarire l’intero sistema, con i suoi legami con il tessuto adiposo, il pancreas e l’intestino.
Il lavoro con i bambini ha quindi rivelato l’influenza dei fattori genetici sul “set point” del peso corporeo: gemelli identici allevati separatamente avevano un peso corporeo molto simile e i bambini adottivi avevano un peso simile ai loro genitori biologici, piuttosto che a quello degli adottivi.
Legare queste osservazioni a singoli o piccoli numeri di varianti genetiche si è tuttavia rivelato difficile, al di là delle varianti conosciute associate alla magrezza e alle rare varianti in 15 geni collegati a grave obesità.
Sembra che il motivo per cui esiste un’epidemia di obesità è che il sistema fisiologico per la regolazione del peso “si è evoluto per impedirci di morire di fame”, ma ora deve affrontare “un’abbondanza di cibo”.
L’impatto è tanto più grande perché viviamo in un “ambiente alimentare complesso”, con zuccheri alti e cibi ricchi di grassi che sono visti come “molto gratificanti”, come dimostrato dalle scansioni cerebrali delle persone a cui sono state mostrate immagini di tali alimenti.
Gli individui mangiano troppo anche a causa dello stress, che coinvolge i circuiti neurali che collegano l’ipotalamo al sistema limbico.
Quindi la “biologia dell’appetito” è una miscela di comportamenti sia innati che appresi.
L’altra faccia del problema è quella legata alla “cultura” ovvero all’ambiente: l’obesità degli adulti, tra gli anni ’60 e ’90, ha superato il 15% di prevalenza nei pochi paesi sviluppati e in nessun paese in via di sviluppo. Ma dal 2000 in poi, la situazione si è completamente invertita. Almeno il 15% della popolazione è obesa nella maggior parte dei paesi sviluppati, passando ad oltre il 25% negli Stati Uniti, in Canada, Australia e Regno Unito, tra gli altri. L’umanità non può essersi evoluta geneticamente in misura sufficiente in questo periodo per giustificare il cambiamento.
Non è tanto l’assunzione di energia e grasso associata a obesità, quanto l’aumento del numero di auto per famiglia e delle ore trascorse a guardare la televisione.
Ad esempio, si stima che, rispetto agli anni ’50, l’adulto medio ora cammini, in media, una maratona (circa 26 miglia) in meno a settimana!
Per contro, con la crisi economica cubana degli anni ’90 e l’improvvisa fine dei sussidi sovietici a Cuba, ci fu carenza di cibo, riduzione del trasporto pubblico e privato e importazione di 1,5 milioni di biciclette dalla Cina. Il successivo calo della prevalenza dell’obesità è stato associato a una riduzione dell’incidenza del diabete e della mortalità correlata al diabete, con tutti e tre i livelli che sono aumentati in modo sostanziale dopo il ripristino dei livelli di cibo e trasporto.
Un esempio più recente viene dai risultati longitudinali dallo studio HUNT, che ha coinvolto quasi 119.000 individui con misurazioni dell’indice di massa corporea (BMI) ripetute dal 1963 e oltre 67.000 che sono stati testati per 96 geni noti dell’obesità.
Gli autori di HUNT hanno concluso che, anche se “le persone geneticamente predisposte sono a maggior rischio di BMI più elevato e che la predisposizione genetica interagisce con l’ambiente obesogenico con conseguente BMI più elevato… il BMI è aumentato sia per le persone geneticamente predisposte che per quelle non predisposte, il che implica che l’ambiente rimane il principale responsabile”.
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