Alcol e deficit nutrizionali: quanto è serio il rischio?

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L’analisi condotta dai ricercatori finlandesi del dipartimento di nutrizione clinica della University of Eastern Finland di Kuopio ha riscontrato l’esistenza di deficit nutrizionali anche gravi associati al consumo eccessivo di alcol.

Nei bevitori cronici l’etanolo può arrivare a rimpiazzare fino al 60% dell’assunzione calorica giornaliera e causare, nei casi più estremi, malnutrizione severa. L’eccessivo consumo di alcol può determinare insufficienze nutrizionali e modificare il metabolismo di numerosi nutrienti. Queste anomalie, infine, rivestono un ruolo centrale nella patogenesi dell’insufficienza renale.

L’alcolismo può infatti alterare il metabolismo delle fibre e dei carboidrati causando ipoglicemia alcolica e perdita di proteine, ma anche inibire il catabolismo dei trigliceridi riducendo così la disponibilità di acidi grassi. Complessivamente, l’impatto dell’alcol sul metabolismo energetico comporta deficit nutrizionali a cui si somma uno stile di vita spesso scorretto. Un recente studio spagnolo ha evidenziato come il consumo di oltre 150 grammi etanolo giornalieri per oltre 5 anni determina una riduzione della massa magra corporea come conseguenza della compromissione della funzionalità epatica.

Le conseguenze

Questi deficit nutrizionali si traducono in una maggiore suscettibilità allo sviluppo di patologie cardiovascolari e disordini del metabolismo osseo, primo fra tutti l’osteoporosi. Il consumo sregolato di alcol rappresenta di per sé un fattore di rischio per lo sviluppo di patologie cardiovascolari. Per questo motivo gli interventi alimentari che prevedono un consumo moderato di bevande alcoliche forniscono uno strumento preventivo primario. Nel presente studio, gli autori hanno investigato le differenze nei pattern alimentari in relazione al consumo abituale nella popolazione adulta. Lo studio, parte del progetto FinDrink, un’analisi epidemiologica sulla diffusione del consumo di bevande alcoliche tra la popolazione del paese scandinavo, ha esaminato i dati provenienti dal Kuopio Ischaemic Heart Disease Risk Factor Study. In totale sono stati esaminati, tra il 1998 e il 2001, 1720 individui (816 uomini e 904 donne) di età compresa tra 53 e 73 anni. Le informazioni sulla dieta sono state raccolte attraverso diari alimentari, mentre quelle sul consumo individuale di alcol provenivano da questionari sulla frequenza basati sul Nordic Alcohol Consumption Inventory. In questo modo, il consumo abituale settimanale di alcol è stato suddiviso in tre categorie: non bevitori (<12 di etanolo), bevitori moderati (12–167.9 grammi per gli uomini, 12–83.9 grammi per le donne) e bevitori pesanti (≥168 grammi per gli uomini, ≥84 grammi per le donne). L’analisi dei dati, corretta per i potenziali fattori confondenti relativi allo stile di vita, ha dimostrato che le bevitrici moderate e pesanti presentavano complessivamente un’assunzione di fibre inferiore rispetto alle donne non bevitrici. Le bevitrici moderate, invece, presentavano un’assunzione mediamente superiore di vitamina D rispetto alle non bevitrici.

Negli uomini bevitori pesanti il consumo di fibre, retinolo, calcio e ferro era decisamente inferiore rispetto ai non bevitori. Anche per il sesso maschile, l’assunzione di vitamina D era superiore nei bevitori moderati e pesanti rispetto ai non bevitori. Il consumo di pesce era superiore tra le bevitrici moderate e i bevitori moderati e pesanti rispetto alle rispettive controparti. Tuttavia, tra i bevitori moderati si registrava un’assunzione inferiore di frutta rispetto ai non bevitori e tra i bevitori pesanti il consumo di latte era piuttosto basso.

In sintesi

In generale, i bevitori e le bevitrici moderate presentavano un’assunzione calorica mediamente superiore sotto forma di grassi totali e acidi grassi monoinsaturi rispetto ai non bevitori. Diversamente, l’assunzione di carboidrati era inferiore tra i bevitori moderati e pesanti, indipendentemente dal sesso. In conclusione, i bevitori pesanti potrebbero non rispettare correttamente le richieste nutrizionali. Non bisogna tuttavia stigmatizzare l’alcol. Un consumo moderato e consapevole di etanolo, specialmente sotto forma di vino rosso, può infatti esercitare un effetto cardioprotettivo, come suggeriscono i dati provenienti da studi condotti sui benefici legati alla dieta mediterranea.

Bigliografia :

Fonti :

mer 1 agosto 2012
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