Si stima che la variazione di un grammo di peso metta in gioco 7,7 calorie.
Il perfetto bilancio aritmetico tra l’energia introdotta con il cibo e l’energia spesa nelle sue varie forme, in realtà, rappresenta un fenomeno assai poco realistico. Le piccole variazioni nel bilancio energetico, tuttavia, portano nel lungo termine a modificare la composizione corporea.
Ad esempio un’eccedenza di circa 100 kcal rispetto al fabbisogno, ovvero un bicchierino di brandy, o 25g di formaggio, o 30g di pane, tanto per citare alcune razioni alimentari tra loro isocaloriche, porta ad un incremento di 6-7 Kg di peso, in 5 anni.
È dimostrato che la metà dell’incremento ponderale avviene già nel primo anno e che, al termine dei 5 anni, si tende a riguadagnare peso ancora più facilmente.
Sempre a titolo esemplificativo, un individuo di 60 kg, con un eccesso quotidiano di 100 kcal, ma in questo caso da grassi alimentari, produrrebbe un incremento di peso pari a 7,5 kg in 6 anni, di cui 2/3 (5,1 kg) sono costituiti da massa grassa corporea: a conferma che anche la fonte dell’eccedenza calorica deve essere oculatamente controllata.
In sintesi, il bilancio energetico avviene quando il dispendio energetico totale giornaliero (TDEE) è uguale alla somma delle sue componenti: quella basale (BMR) più quella relativa all’attività fisica (AEE), più quella indotta dalla termogenesi TEF. Quando TDEE = BEE + TEF + AEE il bilancio energetico si esprime in un corpo che si mantiene costante nel peso e nella composizione.
Oggi, le diverse componenti del bilancio energetico giornaliero vengono approfondite e misurate nella pratica ambulatoriale, grazie anche all’ausilio di strumenti di maggior precisione e accuratezza: i calorimetri.