Proteine del latte e salute cardiometabolica


Nel contesto della prevenzione delle malattie cardiovascolari, l’alimentazione gioca un ruolo chiave. Tra i diversi approcci dietetici, l’integrazione con proteine del latte (MP) è stata proposta come strategia nutrizionale per migliorare i parametri cardiometabolici. Ma quali effetti concreti possono avere queste proteine su colesterolo, pressione arteriosa, stress ossidativo ed enzimi epatici?
Una recente revisione sistematica e meta-analisi di 65 studi clinici randomizzati (RCT) fornisce un aggiornamento importante e utile per la pratica nutrizionale basata sull’evidenza.
Le evidenze
Questa revisione si è proposta di chiarire gli effetti dell’integrazione con proteine del latte su: profilo lipidico, pressione arteriosa, stress ossidativo, enzimi epatici per fornire una sintesi quantitativa aggiornata dell’efficacia degli integratori a base di proteine del latte negli adulti.
Risultati principali
✅ Effetti positivi significativi dell’integrazione di MP:
- Colesterolo totale (TC):
- Riduzione media: –4,03 mg/dL
- Significativo: P = 0,042
- Trigliceridi (TG):
- Riduzione media: –6,11 mg/dL
- Significativo: P = 0,001
- Pressione arteriosa sistolica (PAS):
- Riduzione media: –1,99 mmHg
- Significativo: P < 0,001
❌ Effetti non significativi osservati su:
- Pressione arteriosa diastolica (PAD)
- Colesterolo LDL e HDL
- Apolipoproteine A e B
- Biomarcatori dello stress ossidativo (glutatione, NO, MDA)
- Enzimi epatici (ALT, AST)
Significato clinico
Effetti ipolipemizzanti modesti, ma significativi: le proteine del latte, soprattutto in forma di integratore, possono contribuire alla riduzione del colesterolo totale e dei trigliceridi. Questi effetti, seppur clinicamente modesti, sono significativi dal punto di vista della prevenzione primaria cardiovascolare, specialmente se associati ad altri cambiamenti dietetici.
Effetto ipotensivo sulla PAS, ma non sulla PAD: l’abbassamento della pressione sistolica è un risultato rilevante, soprattutto in soggetti pre-ipertesi o ipertesi lievi. Non si osservano invece effetti sulla pressione diastolica, suggerendo un impatto più selettivo.
Nessun impatto rilevante su biomarcatori epatici e antiossidanti: questo indica una buona tollerabilità epatica dell’integrazione con MP, ma anche che il potenziale antiossidante ipotizzato non emerge con forza dai dati disponibili.
In sintesi, l’integrazione con proteine del latte mostra benefici misurabili e significativi nella riduzione della pressione arteriosa sistolica, dei trigliceridi e del colesterolo totale negli adulti. Sebbene l’effetto complessivo possa sembrare modesto, questi risultati supportano l’uso delle MP come coadiuvanti in programmi nutrizionali per la prevenzione cardiovascolare.
Per i nutrizionisti, questi dati sono particolarmente utili per:
- Consigliare strategie nutrizionali personalizzate nei soggetti con dislipidemie lievi o pressione elevata.
- Considerare l’integrazione con MP come alternativa funzionale, soprattutto nei pazienti che non tollerano facilmente modifiche dietetiche più drastiche.
- Monitorare i parametri epatici e ossidativi, pur tenendo conto che non emergono effetti avversi rilevanti.
Nel contesto clinico, quindi, un’integrazione giornaliera con proteine del latte può essere utile ma non sostitutiva di un’alimentazione equilibrata e uno stile di vita attivo.


