Prevenzione del tumore al seno
La Giornata Internazionale contro il Cancro al seno ricorre nel mese di ottobre. È stata istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità con l’obiettivo di sensibilizzare sulla malattia, oltre che promuovere l’accesso a diagnosi, controlli e cure tempestive ed efficaci.
Secondo i dati del report “I numeri del cancro in Italia 2023”, il carcinoma mammario è la neoplasia femminile più frequente, rappresentando il 30% di tutti i tumori nel genere femminile. In Italia, sono 834.200 le donne con tumore della mammella diagnosticato e le stime prospettano, nei prossimi decenni, un aumento di diagnosi dello 0,2% per anno. Parallelamente, dalla fine degli anni ’90 si osserva un calo, attestato al –0,8% annuo, della mortalità per tale tumore, attribuibile alla diffusione di programmi di diagnosi precoce e dei progressi terapeutici.
Il seno (o mammella) è una struttura anatomica complessa, organizzata nei tessuti adiposo, connettivo e ghiandolare. Quest’ultimo tessuto si struttura in lobuli, a loro volta uniti a formare i lobi (dai 15 ai 20 per ciascun seno). I lobuli producono il latte materno, che giunge al capezzolo attraverso canali sottili, chiamati dotti galattofori o lattiferi.
Il tumore al seno è eterogeneo, può interessare diverse parti dell’organo e potenzialmente tutte le cellule che lo compongono possono dare luogo ad una moltiplicazione incontrollata. Nella maggioranza dei casi si tratta di carcinomi, ovvero di tumori che prendono origine da cellule epiteliali: il carcinoma duttale si sviluppa a partire dalle cellule dei dotti e rappresenta il 70-80% di tutte le forme di cancro al seno, mentre il carcinoma lobulare genera dai lobuli e rappresenta il 10-15%. Meno frequenti sono il carcinoma tubulare, quello papillare, quello mucinoso e quello cribriforme, che hanno generalmente prognosi favorevole.
Tra i vari tipi di carcinomi mammari, si distinguono le forme non invasive e quelle invasive. Le prime sono meno aggressive e vengono anche definite in situ, in quanto rimangono confinate alla mammella, sebbene in alcuni casi possano rappresentare stadi precoci delle forme invasive; ne sono esempi il carcinoma duttale in situ e il carcinoma lobulare in situ. Diversamente, le seconde hanno la capacità di staccarsi dal tessuto originario ed espandersi a quelli circostanti e, con il tempo, ad organi lontani; per tale ragione sono altresì chiamate infiltranti, come il più comune carcinoma duttale infiltrante.
Le cause esatte che innescano la crescita incontrollata di alcune cellule del seno non sono ancora evidenti; tuttavia, esistono numerosi fattori in grado di aumentare la probabilità che tale evento accada. L’età, in particolare se maggiore di 50 anni, e la familiarità, per eventi di tumore mammario e per la presenza di varianti genetiche ereditarie (appartenenti ai geni BRCA1 e BRCA2), sono tutti fattori di rischio non modificabili, cioè sui quali non è possibile intervenire. Altri fattori, invece, sono parzialmente modificabili, come l’esposizione agli estrogeni: il rischio aumenta lievemente in caso di primo ciclo mestruale precoce (prima dei 12 anni), di menopausa tardiva (dopo i 55 anni) o di assenza di gravidanze. In aggiunta, alcuni metodi contraccettivi orali, quali la pillola anticoncezionale, e alcune terapie ormonali sostitutive, usate in menopausa per alleviarne la sintomatologia, espongono al rischio di tumore al seno. Infine, ulteriori fattori sono modificabili e legati ad abitudini e comportamenti. Ne fanno parte il sovrappeso e l’obesità, il consumo di alcol, l’abitudine al fumo e l’esposizione a quello passivo. Anche determinate procedure mediche che utilizzano radiazioni, come i raggi X o la Tac, incrementano il rischio.
Quali sono i segni e i sintomi del cancro alla mammella? Il dolore è un sintomo raro. Al contrario, la presenza di un nodulo o di un’area ispessita nel seno rappresenta la prima avvisaglia riconoscibile, nonostante circa il 90% dei noduli non costituisca forme tumorali. Oltre a questo, altri possibili segni possono essere cambiamenti nella forma o nelle dimensioni di una o entrambe le mammelle, perdite di secrezioni liquide dai capezzoli, rigonfiamenti sulle ascelle, avvallamenti e fossette sul seno, arrossamenti intorno al capezzolo, cambio nell’aspetto del capezzolo o retrazione dello stesso, alterazione della cute che assume una consistenza a “buccia d’arancia” e, talvolta, dolore ingiustificato al seno o all’ascella.
L’attenzione ai sintomi fa parte della prevenzione, come l’adesione ai programmi di screening. In Italia, lo screening per la diagnosi precoce si rivolge alle donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni, sebbene alcune Regioni stiano sperimentando una fascia d’età più ampia, compresa tra i 45 ed i 74 anni. L’esame gratuito fornito dal Sistema Sanitario consiste in una mammografia, ovvero una radiografia efficace nell’identificare i noduli non ancora percepibili al tatto, da ripetere ogni due anni. In caso di esito dubbio o sospetto, la donna viene inviata ad eseguire ulteriori esami di approfondimento; tra i più frequenti si riscontrano l’ecografia mammaria, l’agoaspirato, la biopsia, oppure un secondo esame mammografico. Tra questi, l’ecografia mammaria rappresenta anche l’esame indicato per esaminare un seno giovane, qualora i sintomi o i noduli comparissero precocemente o in caso di familiarità. A partire dai 20 anni è comunque buona abitudine effettuare una visita del seno presso un medico esperto almeno una volta all’anno. Inoltre, l’autopalpazione è una tecnica che, pur non sostituendosi ai regolari controlli, consente di individuare precocemente eventuali trasformazioni del proprio seno, se praticata correttamente come insegnato dal senologo o durante le campagne di prevenzione (ad esempio, quelle della LILT, la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori).
Per porre diagnosi di cancro alla mammella, la mammografia e l’ecografia mammaria sono gli esami preposti, in funzione di diversi fattori quali l’età e la quantità di tessuto fibroso presente nel seno. Tuttavia, di fronte a specifiche casistiche (ad esempio, mammelle molto dense o lesioni difficili da classificare) è possibile ricorrere alla risonanza magnetica. A seguito, è consigliata la biopsia per l’eventuale identificazione di noduli o formazioni sospette.
Lo screening è fondamentale, ma la prevenzione del tumore al seno passa anche per stili di vita adeguati. È possibile ridurre il rischio di ammalarsi mantenendo il peso nella norma, praticando attività fisica regolare, evitando il consumo di alcolici e seguendo una sana alimentazione. Proprio in merito a quest’ultima, il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro consiglia di aumentare il consumo di cereali integrali, verdura, frutta e legumi e, al contempo, di limitare l’assunzione di cibi pronti e trasformati industrialmente, bevande zuccherate, snack e dolciumi, carni rosse (specie se conservate, come i salumi). Per finire, anche l’allattamento al seno, ove possibile, è suggerito come strategia di prevenzione, in quanto consente alle cellule del seno di completare la propria maturazione e quindi di essere più resistenti a eventuali trasformazioni neoplastiche.
Bibliografia
AIOM, I numeri del cancro in Italia 2023.
ISS – Epicentro, Registri Tumori.
Ministero della Salute, Il tumore della mammella.
MSD Manuals, Carcinoma della mammella.