Nutrizione al femminile: gravidanza

Secondo la definizione enciclopedica, la gravidanza (detta anche gestazione) è la condizione della donna nel periodo che va dall’inizio del concepimento al parto. La durata della gravidanza è di 9 mesi e si misura in settimane a partire dalla data di inizio dell’ultimo flusso mestruale, indicazione “spannometrica” che successivamente può essere aggiornata dall’ecografia del primo trimestre di gestazione. Quest’ultima, permette di datare con certezza l’epoca presunta del parto.
La gravidanza rappresenta uno stato di fisiologia speciale, che comporta una serie di cambiamenti fin dal I trimestre. Lo sviluppo del feto e dell’utero, la formazione della placenta, del liquido amniotico e delle membrane, a cui si aggiunge la maggiore ritenzione dei liquidi e il deposito di una certa quantità di tessuto adiposo, determinano un costante e graduale incremento del peso che, nella norma, deve essere contenuto tra i 9 e i 12 kg.
Negli ultimi anni, una serie di studi scientifici e metanalisi hanno dimostrato che sovrappeso e obesità in gravidanza sono fattori determinanti nell’aumentare il rischio di EAR. Si tratta degli Esiti Avversi della Riproduzione, che possono interessare sia la salute materna – come pre-eclampsia, diabete gestazionale, ipertensione e parto cesareo – sia la salute del futuro nascituro – come natimortalità, malformazioni, prematurità e macrosomia. Il peso corporeo della madre, unitamente allo stile di vita, influenza lo stato di salute, in positivo o in negativo, a lungo termine, dal bambino all’adolescente e adulto. Tale influenza agisce già prima del concepimento.
Inoltre, è necessario tenere in considerazione che interventi di normalizzazione del peso condotti in gravidanza possono non assicurare i fabbisogni nutrizionali specifici dello stato fisiologico speciale, esporre il feto a carenze di nutrienti essenziali per la sua crescita e il suo sviluppo ed alterare l’espressione di alcuni geni.
Da qui, appare evidente l’importanza dell’epoca preconcezionale, come ribadito dal WHO Europe nella Dichiarazione di Minsk del 2015, sottolineando l’acting early (l’agire presto), e dal nuovo modello di riferimento “Healthy Women, Healthy Couples, Healthy Babies”, cioè “Donne sane, Coppie Sane, Bambini Sani”. Intervenire prima dell’inizio della gravidanza, correggendo l’aspetto nutrizionale in termini di eccessi, carenze e squilibri, significa fare prevenzione e limitare il rischio di mortalità e morbilità, della madre come del figlio.
Detto questo, come variano i fabbisogni nutrizionali in corso di gravidanza?
Man mano che la gestazione progredisce incrementano le richieste energetiche e di molti nutrienti, al fine di soddisfare le nuove esigenze materno-fetali. Secondo le linee guida di riferimento italiane LARN del 2014 più aggiornate, passando dal I al II e poi al III trimestre aumentano progressivamente le raccomandazioni caloriche (rispettivamente, + 69 kcal, + 266 kcal, + 496 kcal) e proteiche (+ 1g/die, + 8 g/die, + 26 g/die) in relazione alla sintesi di nuovi tessuti e alle deposizioni energetiche. Sebbene carboidrati e grassi mantengano le loro ripartizioni percentuali, in riferimento al modello di Dieta Mediterranea, aumentano i rispettivi valori assoluti (che saranno il risultato della personalizzazione dietetica di ciascuna gestante). Allo stesso modo, devono aumentare progressivamente gli apporti di tutte le vitamine, idro e liposolubili, e di tutti i minerali.
Tra i micronutrienti ce ne sono alcuni a maggior rischio di carenza: i folati, il ferro e lo iodio. Si tratta di elementi chiave per lo sviluppo del feto e le cui carenze possono comportare situazioni gravi come anomalie congenite (Difetti del Tubo Neurale, per deficit di folati; danni neurologici, per difetto di iodio) e altri EAR, come ad esempio anemia sideropenica, in caso di carenza di ferro, con conseguente pre-eclampsia, atonia uterina e basso peso alla nascita.
A livello pratico, la raccomandazione è di prepararsi alla gravidanza con l’integrazione di 200 µg di folati/die a partire da due mesi prima del concepimento (se programmata) e comunque di continuare per tutta la durata del I trimestre. Inoltre, è utile avere un’alimentazione ricca di cereali integrali, verdura a foglia verde, legumi, uova e frutta secca, tutte fonti di folati. Per quanto riguarda lo iodio, gli alimenti maggiormente ricchi sono il sale iodato e i prodotti ittici (pesce di mare e crostacei, preferibilmente; maggiore accortezza deve essere rivolta ai molluschi, essendo organismi filtratori a rischio di accumulo di sostanze nocive). Fonti di ferro sono, invece, oltre alle note carni rosse (che andrebbero consumate comunque con moderazione), le carni bianche, i prodotti ittici, i legumi, la frutta secca, i cereali integrali e le verdure scure con l’accorgimento di accompagnarle all’assunzione di una fonte di vitamina C come pomodori o agrumi, per migliorarne l’assorbimento.
Da non dimenticare è l’esposizione solare consapevole per fare scorta di vitamina D e, per raggiungere le richieste di calcio, l’utilizzo di latticini, acque calciche (Ca > 150 mg/L) e pesci di piccola taglia. Tra l’altro, questi ultimi sono fonti d’eccellenza di Omega-3 e il DHA, altri nutrienti chiave per la gravidanza.
Attenzione, per i possibili gravi effetti dannosi, ad alcol e fumo, che devono essere evitati. Ma non solo, anche il consumo di carni e pesci crudi, latticini e uova non pastorizzati e ortaggi crudi non accuratamente puliti è pericoloso, in quanto rappresenta un possibile veicolo di tossinfezioni alimentari con eventuali effetti collaterali.
Il Nutrizionista è la figura professionale di riferimento in grado di valutare caso per caso le esigenze personalizzate in questa fase delicata della vita di una donna.
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Atrash H, et al., Where is the “W” in MCHP Am J Obstet Gynecol 2008; 199: S259 – 265.